Politica

Referendum, Ugo Villani: «Questa riforma è superficiale e piena di contraddizioni»

Francesca Elicio
Il movimento politico "Sinistra ruvese" ha spiegato le proprie ragioni in merito alla scelta di votare "no": «Non cediamo a ricatti del governo»
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Una citazione di Pietro Calamandrei ha dato inizio a quella che – secondo gli organizzatori – è la risposta a tutti coloro che sono ancora indecisi su cosa votare al prossimo Referendum. Il movimento “Sinistra Ruvese”, in un incontro pubblico con la cittadinanza, ha esplicitato le ragioni per cui è importante dire “no”. Un no convinto il loro, che risponde a prerogative essenziali: “no” perché fare le leggi diventa più complicato, “no” perché i costi diminuiscono al massimo del 20%, “no” perché i senatori non riusciranno in nessun modo a gestire il loro doppio ruolo, “no” perché in questo modo non si raggiunge la stabilità ed è tutto rinviato ad eventuali leggi attuative. «Non vogliamo cedere a questo ricatto del governo», affermano.

Voce guida della serata quella del professor Ugo Villani, mediata da Salvatore Lospalluto del Comitato promotore nazionale di Sinistra italiana.

Come Villani sostiene, il tema centrale su cui discutere è sostanzialmente l’eliminazione del bicameralismo. «Ponendo il caso che non ci siano più le esigenze per avere il bicamerismo – afferma il professore – la questione è comunque intrinseca di bugie. Si cerca la stabilità, ma in realtà la Camera presenta gli stessi numeri, quindi qualcosa non quadra. Ogni deputato rappresenta la Nazione, quindi è portatore del potere di togliere o meno la fiducia al governo».

Ciò che Villani tende a far notare è la superficialità con il quale è stata pensata questa legge: il Senato non partecipa alla fiducia perché non rappresenta una unità nazionale ma le istituzioni. E con la riduzione dei senatori avremo persone che hanno onorato la patria ma che non la rappresentano in quanto parliamo di un Senato delle autonomie regionali. I 95 senatori eletti dai consigli regionali con metodo proporzionale verranno così suddivisi: 74 provenienti dai consigli e 21 sindaci delle 20 regioni (il Trentino ne porta due da parte delle province autonome di Trento e Bolzano). Cosa accade? Che il consiglio regionale sostanzialmente elegge mentre, per dare un contentino alla minoranza, il Pd cerca di dare importanza agli elettori. Ed è proprio in questo che sussiste la contraddizione.

«Sostengo – ha proseguito Villani – che la legge di cui si parla sarebbe davvero incostituzionale. Inoltre la riduzione dei senatori è l’unica pubblicizzata in quanto appunto la Camera non si tocca. In questo caso, che autonomia rappresenterebbero i 21 sindaci? L’unica cosa che potrebbero rappresentare è il loro comune. La realtà è che sosterranno il partito che li ha eletti, senza contare che i consiglieri regionali si eleggerebbero tra loro».

Non manca l’accusa alle intenzioni da parte dei promotori referendari: «Vogliono creare in questo modo un gruppo ristretto che non rappresenta la regione di provenienza; per cui c’è un divieto di mandato imperativo e questa cosa è davvero sbagliata. Cosa otterremo? Che si uniranno solo su base di chi li elegge e non sulla voce unitaria della regione. Ci saranno consiglieri eletti che poi faranno delle scelte politiche in favore di chi li elegge».

Durante la serata, la legge viene presentata come una legge inganno, che ha un bel titolo ma contenuti ingannevoli. L’accusa è di perdere un organo che ha funzioni importanti, il tutto in un quadro di arretramento democratico e assenza di votazioni nella città metropolitana.

«Chi sostiene il “sì” – prosegue il professore – afferma di voler modificare la seconda parte della Costituzione: eliminando il diritto al voto in realtà viene a modificare anche la prima parte, quella relativa ai principi fondamentali. Si parla di semplificazione, ma se si analizzano i passaggi per legge non è così. E poi, come si può pretendere di essere sindaco, lavorare nel consiglio regionale e anche come senatore? Mancano sostanzialmente le energie. I senatori dovrebbero studiare i ddl, in questo modo vengono messi nell’impossibilità di svolgere il mandato. Stiamo parlando di un organo snaturato».

Come è stato sottolineato più volte, viene presentata solo la possibilità di due leggi: una unicamerale e una bicamerale. Ma la realtà dei fatti è diversa: è presentata una legge al bilancio, una conversione del decreto, una ratifica dei trattati interni. La norma può essere adatta ad un codice civile ma non ad una Costituzione; le leggi devono essere leggibili e comprese, ognuno in grado di poterle capire al meglio.

«E’ un’assurdità – conclude Villani – che in caso di dubbi irrisolti venga presa una decisione di comune accordo. E se non si giunge ad un accordo? Il governo adesso ha interessi personali e dicono che sarà tutto rimandato al futuro. In verità se davvero avessero voluto, questa legge si sarebbe già messa in atto. E’ solo questione di volontà politica».

venerdì 18 Novembre 2016

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