Politica

Referendum, Marco Lacarra: «Chi vota “No” manca di argomenti di cui discutere»

Francesca Elicio
Una seduta pubblica durante la quale il consigliere regionale Pd, insieme al sindaco Chieco, ha presentato le ragioni per cui è importante dire "Sì"
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Dopo il l'incontro pubblico durante il quale i due avvocati Pasquale Chieco e Antonio Stragapede si sono confrontati sulle ragioni del Sì e del No, è arrivato il primo comizio pubblico durante il quale è stato spiegato perchè è importante votare Sì al referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre.

Protagonisti della serata, moderata da Vito Cantatore, sono stati il consigliere regionale Pd Marco Lacarra e il sindaco Pasquale Chieco. Lacarra ha immediatamente sostenuto che non verrà attuato un atteggiamento occlusivo verso chi non è disposto a votare a favore; ma è impossibile sostenere un altro punto di vista al di fuori di quello adottato dal partito. 

Immediatamente riportate le parole di Ruini: «Questa Costituzione è stata fatta per poter essere modificata dai nostri figli» – ha sostenuto il consigliere PD. «Ricordiamo che è nata da una serie di compromessi, in un periodo davvero difficile per l'Italia. Abbiamo avuto 63 governi in 70 anni e questo è davvero un dato record: ci hanno sempre promesso che qualcosa sarebbe cambiata ma non è mai avvenuto nulla. Chi parla di attentato alla Costituzione usa questi termini solo per intimorire; ci basta leggere il testo per capire che è una riforma che porta al cambiamento, un cambiamento a livello globale che ci permetta di essere considerato un Paese che fa enormi passi in avanti. Dicono di non approvare adesso questa legge perchè in seguito ci sarà altro, ma è solo un modo per continuare a prenderci in giro. E ci tengo a sottolineare che non è vero che il Sì è votato dai poteri forti, mentre il No da chi è più debole nella società». 

Il consigliere regionale si è soffermato poi ad analizzare nello specifico quali sono i vantaggi concreti portati da questa riforma: «Fino a questo momento gli unici strumenti legislativi adottati sono i decreti legge: la legge a data fissa rappresenta uno strumento innovativo perchè in questo modo il Governo può chiedere al Parlamento di votare la legge entro 70 giorni; l'approvazione quindi avverrebbe in tempi ragionevoli e precisi. In questo modo si dà alla Camera un ruolo di legislatore rapido; adesso una legge viene approvata in mille giorni per l'effetto del ping pong o abbandonata fino a quando non viene ripescata. Un esempio tra tutti la legge sul femminicidio. Lo scopo essenziale è fare in modo che il Paese ottenga le leggi in tempo tecnico: quando una passa da Camera e Senato ottiene delle aggiunte che la deturpano e la rendono di difficile comprensione». 

Anche Chieco si è soffermato su un aspetto importante, cioè quello della qualità. «Voglio prendere ad esempio la legge di stabilità: le ultime sono composte da centinaia di commi messi in modo casuale in modo da creare il cosìddetto maxi emendamento, approvato poi con la fiducia. E questo rappresenta una vera assurdità. Chi vota No afferma che vuole mantenere il sistema democratico, ma è errato: il nostro bicameralismo è quasi unico, e chi usa questa modalità non ha il potere legislativo. E Paesi come la Francia o la Spagna, che non hanno il bicameralismo, non sono anti-democratici. Avere 945 parlamentari è impensabile; la scelta della diminuzione è più ragionevole e sta in linea con la semplificazione del sistema. Nei sistemi paralizzanti è facile mettere insieme coalizioni che tra loro non c'entrano niente».

Il primo cittadino ha rassicurato poi sui cambiamenti che avverranno con questa riforma: «Sappiate che i princìpi fondamentali restano lì e non vengono toccati; la riforma occupa tutto il bicameralismo. Il nostro sistema ha bisogno di una Camera delle autonomie e nei Paesi europei con due camere una di esse assume proprio questo ruolo, con un assetto che funziona perfettamente. Sostituire al Senato uno delle autonomie vuol dire anche affidargli competenze che prima erano solo della Camera. E per di più, portando un consigliere regionale, viene a crearsi una maggiore specializzazione nella materia regionale. E questo è davvero molto ragionevole. Rifiutare il Sì adesso vuol dire rimanere in una fase di congelamento per altri 20 o 30 anni. Approfittiamone in questo momento strategico». 

Analizzando la situazione attuale, il Pd pugliese voterà Sì al referendum. L'obiettivo è raggiungere un minimo di stabilità, in quanto i ministri cambiano sempre così velocemente e non danno la possibilità di proseguire un lavoro nel migliore dei modi. «C'è bisogno di una legge – secondo Lacarra- che abbia regole e stabilità». 

«E' proprio per l'equilibrio che questa riforma va approvata – conclude Chieco -. Innanzitutto obbliga ad avere un parere preventivo della Corte Costituzionale su tutte le leggi costituzionali in merito all'effettibilità dei princìpi elettorali: se prendiamo per esempio l'Italicum, prima di andarci ad esprimere come cittadini essa deve passare dalla Corte Costituzionale che la analizza in termini di garanzia. Inoltre introduce una modifica con l'innalzamento del quorum da 500mila ad 800mila. Prima, per raggiungere la soglia del quorum era necessario il 50%+1; adesso è necessario raggiungere la maggioranza di chi ha votato nelle ultime elezioni. E questa riforma prevede una maggiore garanzia nella parità e nell'equilibrio di genere. Le nuove leggi approvate dopo la riforma garantiranno che una parte sostanziale deve poter essere rappresentata dal genere femminile».

Il rischio? E' quello di ritrovarci – come affermano entrambi – in una situazione in cui regna l'ingovernabilità. E in un Paese l'instabilità è davvero qualcosa di molto pericoloso. 

mercoledì 16 Novembre 2016

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