Politica

Referendum, meno di un mese al voto. Chieco e Stragapede si confrontano sulle posizioni del Sì e del No

Francesca Elicio
I due avvocati in un botta e risposta hanno offerto spunti di riflessione alla cittadinanza.
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Un momento di dialogo e riflessione. Così si è presentato il confronto organizzato dalla fondazione Partecipare che ha visto protagonisti Pasquale Chieco e Antonio Stragapede, entrambi avvocati e rappresentanti delle due fazioni contrapposte per quanto concerne l'imminente referendum costituzionale: Chieco per il Sì, Stragapede per il No.

L’incontro in realtà non ha fatto altro che aumentare la presa di coscienza di ognuno: chi era per il sì ha continuato a sostenere fermamente la propria tesi, come anche chi lotta per il no. L’assunto di base è per molti lo stesso: entrambe le soluzioni presentano alcune pecche o impurità; si tratta di scegliere la decisione che meglio si adatta ai princìpi del Paese e soprattutto ai princìpi di vita dei cittadini.

Moderatore della serata Biagio Pellegrini, che si è districato in un botta e risposta tra i due esponenti, accogliendo anche le domande e le curiosità di una sala gremita di gente.

Nonostante il confronto sia stato intrinseco di tematiche e pieno di spunti di riflessione, il fulcro si è incentrato sui protagonisti indiscussi della querelle: il Parlamento e la Costituzione. Che ne sarà di loro e di noi cittadini dopo questo referendum?

Analizziamo in un piccolo specchietto riassuntivo cosa Chieco e Stragapede hanno voluto sottolineare attraverso i loro studi e le loro ricerche.

Perché votare NO: Secondo Stragapede la cosa da sottolineare è che la loro contrarietà deriva da questioni di metodo e di merito; non esiste nessun condizionamento politico, semplicemente la Costituzione non va riformata con queste modalità. Si tratta di una riforma partita male, con una procedura di riforma (unicum) che non solo si presenta inutile ma anche pericolosa. Si parla (iperbolizzando la questione) di una riforma che appare eversiva.

Il bicameralismo paritario non ha in nessun modo bloccato l’attività del Parlamento e ci sono molti esempi a riguardo. Più che considerarlo un problema, potrebbe essere visto come estrema risorsa: tutte le leggi della Camera che sono state respinte con errore sono state poi corrette in seconda lettura dal Senato, creando una sorta di ping pong. Non è necessario stravolgere la Costituzione: se davverso si voleva risolvere il problema del bicameralismo paritario e della “navetta” tra camera e senato lo si sarebbe potuto fare molto più semplicemente tramite l'inserimento di un piccolo comma nell’art. 70 che avrebbe di fatto parzialmente differenziato la funzione delle Camere e risolto il problema della navetta. Questo sistema è stato ottimale per settant’anni: anzi, proprio in questi anni l’Italia è diventata una delle cinque potenze economiche. Il vero problema da osservare è che il Senato non sarà elettivo e questo toglierà un diritto fondamentale ai cittadini; il compito sarà assolto dai consigli regionali e così l'elezione dei senatori potrebbe finire per diventare una trattativa tra partiti.

Il nodo cruciale arriva nel momento in cui si sferra l’asso nella manica per attirare la gente: la questione dei tagli. I 50 milioni che si risparmieranno rappresentano uno specchietto per le allodole: si tratta di una somma che si sarebbe ottenuta anche solo riducendo lo stipendio dei parlamentari senza stravolgere la Costituzione. Il vero problema che potrebbe verificarsi è l’accentramento del potere nelle mani dell’esecutivo, che ha tolto peso al potere legislativo. Bisogna meditare sul fatto che la Costituzione sta spaccando letteralmente un Paese, quando il suo unico scopo è quello di unire.

Perché votare SI: Chieco più volte ha ribadito che non è la prima volta che ci sono riforme di questo genere: se non si fa questo passo per il cambiamento adesso, la situazione rimarrà statica e immutata ancora per molto tempo. Questa che stiamo per votare è una riforma articolata che non tratta solo il bicameralismo, ma anche altre questioni come il ridisegno dei rapporti tra le regioni, il rafforzamento della corte costituzionale, l’abbassamento del quorum e via dicendo.

La semplificazione ad una camera è uno dei temi cruciali di questo referendum e sicuramente l’ordine del giorno della questione: riduce il numero dei parlamentari a 100 e in questo modo il Senato toglie di mezzo un elemento che ha provocato stasi nel tempo: verrà eletto su base regionale e da chi ha più di 25 anni. Nella situazione attuale la Camera e il Senato hanno basi elettorali diverse e ciò determina che la maggioranza vada alla Camera e non al Senato. Con questa riforma cerchiamo di agire al meglio senza toccare i punti di equilibrio. Il vero problema risiede sul come approviamo le leggi: quelle di stabilità ad esempio rappresentano una pazzia. Il vero cancro del bicameralismo è dato dalla fiducia; ricorriamo a questa perché non siamo capaci ed è per questo motivo che se non si agisce ora non lo potremo fare per i prossimi trent’anni: se il referendum dà un determinato responso è davvero difficile tornare indietro.

Con ciò va sottolineato che ci sono campi in cui il bicameralismo rimane, perché il Senato deve esserci: è un elemento accrescitivo che dà interesse alle posizioni del territorio. I senatori saranno eletti attraverso consiglieri regionali scelti dagli elettori; tutte le leggi elettorali prima di essere usate passeranno al vaglio della Corte costituzionale. Questa riforma va ad agire sugli ordinamenti della Costituzione e va ricordato che la sovranità non si esercita solo con le elezioni di primo grado; ecco perché è giusto il sistema dei consiglieri regionali. Senza poi parlare del risparmio che verrà a crearsi. Tutto ciò perché i consiglieri non riceveranno uno stipendio, ma una semplice indennità.

Le domande dei presenti hanno alimentato ancora di più la riflessione, che avrà sicuramente sèguito in ulteriori dibattiti cittadini. Al momento sembra che le posizioni iniziali non siano mutate, ma il dibattito è servito a creare più informazione in tutti coloro ancora sprovvisti di elementi base di giudizio da cui partire.

sabato 5 Novembre 2016

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