Cultura

Salomon e la danza: una scommessa con se stessi

Grazia Ippedico
Se il teatro è un contenitore di emozioni e di soggettivismo, questo ancor più vale per la danza. Nelle figure presenti sulla scena ognuno può trasporre il proprio vissuto.
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Giovedì scorso, 15 gennaio, il teatro di Ruvo ha ospitato la Compagnia Balletto Civile di Michela Lucenti.
Esordio di danza, difficile e poco fruibile. Nessun dialogo, pochi monologhi, e una coreografia sconnessa e decisamente non armoniosa. Non si assiste alla danza moderna né a quella accademica. C’è tecnica ma è una danza “libera”. Bisogna educare se stessi. E capire questo nuovo modo di fare cultura.

La danza, che si differenzia dal balletto classico, a teatro diventa un linguaggio. Linguaggio difficilmente comprensibile, che abbassa fortemente il livello di attenzione. Ciò nonostante il teatro comunale era strapieno come al solito, e massiccia era la presenza di un pubblico adolescente, proveniente dalle scuole di ballo della nostra città. Pubblico sicuramente non preparato. Interrogando un gruppo di tredicenni, dopo lo spettacolo, confermano i dubbi: lo spettacolo non le ha particolarmente coinvolte.

Si può dunque parlare di flop? No. Se il teatro è lo specchio dell’anima. Se il teatro è un contenitore di emozioni e di soggettivismo, questo ancor più vale per la danza.
Nelle figure presenti sulla scena ognuno può trasporre il proprio vissuto. Ciò che guardiamo sono delle estemporanee in cui gli attori hanno portato qualcosa della loro vita vera. Nelle stesse estemporanee lo spettatore ci si può riconoscere, può dissentire, può emozionarsi o può rimanere indifferente. Quello che accade con la danza, è simile a quello che accade con la poesia. Il rapporto è di uno ad uno, e tutto il resto rimane al di fuori.

Emanuele Praga, Damiano Madia, Yuri Ferrero e Maurizio Camilli, sotto la direzione di Michela Lucenti, sono trentenni che devono confrontarsi con la generazione precedente. Devono confrontare le proprie aspirazioni e i propri sogni con quelli dei propri padri. Riceverne l’eredità o seguire le proprie aspirazioni? Da questo conflitto, il disagio vitale scaturito da un conflitto generazionale senza età. Da questo scontro, da questa relazione, la crescita. Non siamo di fronte ad una coreografia armoniosa, ma ad un ballo frenetico e scomposto. Assistiamo a gesti schizofrenici, accompagnati da discorso mozzati. Salti acrobatici e movimenti meccanici compongono le istantanee di Salomon.

Chiuso il sipario, si rimane interdetti. Ma lo scroscio d’applausi è inevitabile: gli attori sono bravissimi e assolutamente meritevoli.
Il prossimo appuntamento con la Danza è il 14 febbraio con Air Suite. Siete pronti a scommettere con voi stessi?

lunedì 19 Gennaio 2009

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