Il Consiglio comunale di Ruvo di Puglia approvò, proprio alla fine dello scorso anno, lo statuto della Ruvo Servizi S.r.l., società interamente partecipata dal Comune di Ruvo, che ora prevede un controllo da parte dell’ente analogo a quello che lo stesso Comune esercita sulle proprie ripartizioni nonché l’obbligo di svolgere l’attività produttiva essenzialmente sul territorio cittadino.
Sono le condizioni elaborate dalla giurisprudenza, anche di livello comunitario, per rendere pienamente legittimo l’affidamento diretto di importanti servizi pubblici locali alla società del Comune di Ruvo di Puglia.
Approvando un siffatto Statuto l’amministrazione Stragapede confermò il proprio indirizzo politico – amministrativo in forza del quale il Comune di Ruvo di Puglia ha scelto di auto produrre il servizio mensa scolastica, il servizio mensa presso la casa di riposo comunale, il servizio mensa a domicilio per utenti anziani e/o disabili, il trasporto scolastico, le prestazioni assistenziali presso la casa di riposo comunale, la gestione del centro diurno comunale ed l’assistenza specialistica presso le scuole in favore dei diversamente abili.
Purtroppo, però, si rischia di aver deliberato inutilmente poiché il Governo centrale, ormai in preda ad una smania di legiferare su tutto ed in gran fretta, ha deciso di introdurre, in occasione della conversione in legge del decreto legge n. 112 del 25 giugno 2008, l’art. 23 bis per disciplinare gli affidamenti dei servizi pubblici locali che, se approvato, obbligherà gli enti locali ad affidare i propri servizi pubblici esclusivamente mediante gara ad evidenza pubblica, salvo ipotesi del tutto marginali e comunque derogatorie rispetto alla regola generale.
E’ il trionfo del principio della libera concorrenza, della competitività, del business cui il Governo Berlusconi intende orientare la gestione dei servizi pubblici locali anche a scapito di altri principi, peraltro salvaguardati dal diritto costituzionale e dal diritto comunitario, che tutelano la disciplina dei servizi di interesse economico generale nonché l’auto determinazione degli enti locali e, correlativamente, tutelano gli utenti, specie se appartenenti alle fasce sociali più deboli.
E’ il trionfo della politica economica e sociale dettata da Confindustria e, quel che è peggio, condivisa da larga parte dell’opposizione presente in Parlamento.
Ma l’art. 23 bis, così come proposto, contrasta con l’art. 5, con l’art. 114 e con l’art. 118 della Costituzione della Repubblica Italiana poiché concretizzerebbe, se approvato, un’indebita invasione di campo operata dal legislatore ordinario nell’esercizio di potestà che la Costituzione riconosce espressamente agli enti locali comprimendone l’autonomia istituzionale di cui il potere di autodeterminazione ne costituisce l’espressione più autentica.
Del resto anche il semplice buon senso suggerisce che debbano essere gli organismi istituzionali più prossimi alle comunità locali a determinare le modalità da attuare per soddisfare le esigenze dei cittadini, i quali possono valutare, magari attraverso nuovi meccanismi di controllo e di partecipazione, se quelle scelte funzionano o meno.
Tutto ciò implica che il comune dovrebbe dotarsi di maggiori strutture in grado di cogliere esattamente le necessità della popolazione, determinare quali strumenti operativi utilizzare per produrre servizi pubblici, elaborare standard di qualità al di sotto dei quali quei servizi pubblici non sono più accettabili e, quindi, collaborare, agevolare, incentivare ed anche controllare affinché le scelte dell’ente siano effettivamente le più efficaci dal punto di vista del cittadino – utente.
Ma il Governo Berlusconi ha deciso che la gestione dei servizi pubblici locali, ivi compresa quella del servizio idrico, non debba più sfuggire alla logica del profitto privato.
La Ruvo Servizi è una ideazione mangiadenaro pubblico, cioè dei cittadini. Quei servizi funzionavano meglio prima della sua comparsa…o no????
Signor Marra: la strada è il “privato”. Il cittadino che paga le tasse non può gravarsi di una forma di assistenza generalizzada fornita dall’ente pubblico. E’ il momento di tirare la cinghia, liberando dal legaccio pubblico attività e servizi che potrebbero, se convenienti, s’intende, interessare i privati.
Come si fa ad appaltare una gara ad una società che non ha mai fatto utili?? Vogliamo imprese sane con gente che lavora davvero!!
ovvietà
Come sempre è un articolo di parte… il governo centrale (berlusconi) ha incentivato la libera concorrenza perche cosi si da la possibilità alle piccole attività di proporsi e no solo chi conosce puo andare avanti… la sx ha bloccato l’economia… un linguaggio meno tecnico per una piu veloce conprensione dell’articolo?… speriamo di riprenderci…
Sig.Marra, ma lei vive in Europa o nella ex Unione Sovietica? Lei che conosce bene le vicende e i conti della RuvoServizi ha il coraggio di scrivere quello che scrive? Forse sta aspettando che l’economia della intera Ruvo vada in rovina per mantenere in piedi questo ente che procuce solo debiti? Credo che dovrà attendere poco…
“No solo chi conosce” che vuol dire bobo?? eppoi guarda che la GIUSTISSIMA liberalizzazione dei pubblici servizi l’aveva già proposta Prodi. Poi per i mister no alla Marra (Bertinotti e co.) non se n’è fatto nulla. Berlusconi non ha fatto nulla di eccezionale… liberalizzasse un pò tutto come aveva fatto Bersani e poi ne parliamo.
O te ne sei scordato che la dx era accanto ad ex ai tassisti e ai farmacisti contro le liberalizzazioni??? Ora vedremo il centro dx ruvese sul “Piano del Commercio”… vedremo chi è a favore della conocrrenza e chi a favore dei privilegi medioevali.