Politica

Lia Caldarola: «Vi racconto io come è andata con il Politeama»

Grazia Ippedico
Intervista al consigliere comunale ed ex sindaco che ha seguito da vicino tutto l'excursus storico del Politeama.
scrivi un commento 1698

Consapevoli del tumulto che la decisione di abbattere il Politeama ha scatenato nel nostro paese, cerchiamo di capire come stanno in realtà le cose, parlando con l’avvocato Lia Caldarola. Consigliere comunale di centro sinistra ed ex sindaco del nostro comune, l’avv. Caldarola ha seguito da vicino tutto l’excursus storico del Politeama. Approfittando delle competenze legali dell’avv. Caldarola ci siamo preoccupati di segnalarle il nostro sito, il nostro forum, pregando l’avvocato di delucidare alcuni punti che a noi in primis, essendo a digiuno di giurisprudenza, risultavano non molto chiari.

Molto si è parlato negli ultimi giorni del Politeama, sono stati affissi manifesti dall’opposizione, e si accusa la giunta comunale, che si è sempre fatta baluardo della cultura di essere la prima ad eliminare un possibile contenitore culturale. Si grida allo scandalo e si fanno paragoni con realtà locali importanti quali il Petruzzelli.
Il Politeama è sempre stato un immobile di proprietà privata costruito su un’area di proprietà privata, del tutto privo di vincoli di qualsiasi natura. Dunque qualsiasi riferimento alla vicenda “Petruzzelli” è del tutto incongruo in quanto il Petruzzelli era stato costruito da privati su un’area di proprietà pubblica a seguito di un contratto complesso intervenuto tra il Comune di Bari e i privati, con risvolti giuridici di grande difficoltà, soprattutto se collegati col perimento parziale o totale dell’immobile.
Direi che il riferimento al Petruzzelli è del tutto incongruo anche con riguardo al valore storico- artistico e architettonico del bene. Il Politeama, infatti, costruito negli anni cinquanta, è un immobile di tufo e copertura in amianto.

Il cinema Politeama ha valore storico? È vero che la zona in cui è sito, è zona di interesse archeologico?
Non c’è bisogno di Pierluigi Nervi per capire che il Politeama non ha alcun valore dal punto di vista storico, artistico o architettonico. Il Vittoria, per dirne una, più antico, ha sicuramente maggiore valore storico – architettonico perché è un interessante esempio di architettura del “Ventennio” così come lo aveva il Giardino per l’interessante e non frequente tecnologia per l’apertura della volta.
La menzione alla zona di interesse archeologico fatta in Consiglio Comunale da parte dell’opposizione, si riferisce alle aree che i privati cedono al Comune in ossequio al D.M. 1444/68. L’opposizione ne ha parlato per rappresentare l’inutilità per il Comune dell’acquisizione di quelle aree. In realtà l’Ufficio Tecnico assicura che non si tratta di aree di interesse archeologico. Personalmente mi pare che, se pure le aree a cedersi avessero tale rilievo, sarebbe buona cosa per il Comune acquisirle gratuitamente, come in questo caso. Vuol dire che acquisiremmo un patrimonio di grande interesse.

Quindi è il Giardino che aveva l’apertura della volta! Parlando invece della valenza affettiva…
Io che sono vecchia e ricordo i bei tempi in cui i tre cinema di Ruvo erano aperti, ricordo anche che frequentavamo con passione indifferentemente tutti e tre, sia per le opere cinematografiche che teatrali, così come ricordo bene che il cinema Giardino aveva la copertura che si apriva per trasformarlo in “arena”. E’ per questo che si chiamava Giardino. Perciò il mio affetto (e quello di quasi tutti) va a tutti e tre, collegati indissolubilmente alla mia adolescenza e alla cultura visuale.
Il Politeama e il Giardino (che erano l’uno dall’altro distanti 50mt circa), sono nati quasi nello stesso periodo e avevano la stessa gestione.
Se il Politeama ha qualche valenza, avrebbe dovuta averla anche il cinema Giardino che è andato tranquillamente giù senza che nessuno abbia aperto bocca.

A coloro che parlano di salvare il Politeama, e mi riferisco ai cittadini che pretendono di essere ascoltati, che imperversano sui forum e che hanno parlato di cooperative, girotondi e petizioni cosa direbbe.
Sono piacevolmente sorpresa di quante notizie corrette siano trapelate sul forum di Ruvolive. Questo significa una cosa sola: che c’è gente che si è andata a studiare i consigli comunali e che non vuole andare dove va il vento. Il fatto che ci sia qualcuno che si sia documentato è la prova che c’è la necessità di combattere l’ignoranza, nell’accezione latina del termine. La gente vuole apprendere e conoscere le effettive dinamiche della situazione del Politeama.
Vorrei dire che non posso non amare la passione con cui i partecipanti al Forum cercano soluzioni per la gestione di un contenitore culturale ma non posso non sottolinearne l’ingenuità. Nel tempo in cui mi sono occupata del Politeama ho bussato a tutte le porte che mi sono venute in mente, da quelle istituzionali (teatro Pubblico Pugliese, per esempio) a quelle delle più avvertite realtà culturali del territorio. Last but non least, ovviamente, il Kismet. Tutte hanno dichiarato che quell’operazione era impossibile finanziariamente, a partire dalla evidentissima sovrastima del valore di acquisto e dalla previsione delle somme necessarie a ristrutturare (ossia rifare) la struttura. Quale migliore volano per questa città e per le realtà culturali e teatrali locali ci sarebbe stato del Kismet che aveva dichiarato la sua disponibilità a redigere un progetto reale, edilizio, finanziario e culturale per la gestione e la ristrutturazione, ovviamente tutto a carico del Comune, ma organizzato per steps? All’epoca un pezzo del sistema politico si oppose decisamente al coinvolgimento del Kismet e affondò l’operazione. Mi pare giusto sottolineare che sono gli stessi che blaterano di cultura a Ruvo e che propongono i sit in per “salvare” il tufo e l’amianto del Politeama.

Sono state fatte delle pesanti accuse. Può in maniera semplice spiegare qual è il potere che il Comune ha sul Politeama?
Il Politeama è arrivato in Consiglio Comunale solo per accettare (quale atto dovuto) la cessione di aree a standard (quelle del D.M. 1444/68) da parte dei privati. Nel caso in cui si compie un’operazione edilizia che va ad aumentare il carico insediativo, i privati devono cedere al comune delle aree per realizzare scuole, parcheggi, chiese, parchi.
Bisogna lasciare 18mtq minimi per abitante e chiaramente questo diventa patrimonio del Comune. Il Consiglio comunale ha la competenza esclusiva a deliberare in merito a cessioni o acquisizioni di patrimonio pubblico.
La delibera recente sul Politeama riguardava esclusivamente l’acquisizione delle aree a DM, un atto dovuto vista la legge Lunardi varata dal governo di centro-destra. Perciò mi spiace che non siano possibili né petizioni, né referendum: la Pubblica Amministrazione non ha alcun potere, tanto meno quello di espropriare, come vocifera qualche buontempone.

Si può ovviare alla legge Lunardi, con altre leggi che magari proteggano una zona centrale quale via A. Saffi.
Purtroppo la legge Lunardi, varata dal governo Berlusconi formalmente per semplificare l’attività edilizia, sostanzialmente per semplificare la vita ai palazzinari di ogni ordine e grado, poiché è legge nazionale, nella gerarchia delle fonti è nettamente prevalente rispetto a qualsiasi regolamento edilizio o piano regolatore. Perciò la precedente disciplina della zona A1, ove si tratti di demolizione e ricostruzione con identica sagoma e volumetria, non può applicarsi e la trasformazione edilizia è purtroppo decisamente legittima, nonostante le diverse discipline dei singoli piani regolatori e regolamenti edilizi che, nel nostro caso, per esempio, prevedono l’impossibilità di modificare i prospetti.
Anche la discussione sulle aree per servizi pubblici non ha alcuna fondatezza, poiché all’epoca della redazione del piano regolatore, conformemente alle previsioni legislative nazionali, le aree di cui vi era carenza nel centro storico e in zona A1, cioè zone completamente edificate, vennero individuate nelle immediate prossimità, cioè nelle zone che circondano il paese completamente edificato, per dirla in modo semplice.

Un consiglio per i ruvesi che bramano di far qualcosa. Dia un consiglio a tutti quei cittadini che ogni giorno si svegliano con la voglia di cambiare il nostro paesello.
Il nostro non è un paesello. È una realtà importante. È giusto e indispensabile dare risposte alle passioni positive (e sono tante) dei nostri cittadini, soprattutto giovani. Voglio segnalare che nessuno si è accorto, né si è mosso quando ho provato a dirlo, di uno scempio vero e terribile del nostro patrimonio storico e architettonico, ossia la trasformazione edilizia di uno splendido esempio di archeologia industriale come è la ex cartiera di Via Verga, quella sì che era significativa della nostra storia. Altro che contenitore culturale avrebbe potuto essere, con i suoi 500 metri quadrati di sedime, su più superfici, tutta pietra e volta a botte senza un solo pilastro!
Anche quello uno scempio della Lunardi. Allora dico: mi piacerebbe che si aprisse un Forum sulla questione Convento dei Domenicani. Non solo sulle possibili utilizzazioni ma sulle ipotesi di gestione. Si costituirebbe, in quel caso, una impresa culturale in grado di gestirlo per farlo diventare un luogo di eccellenza della Regione e il volano culturale e occupazionale che può essere per la città, considerando che è suscettibile di ben più varie e contestuali utilizzazioni (compresa quella teatrale) rispetto al Politeama e che è, quello si, un immobile di assoluto valore storico e architettonico?
Ovviamente, con spirito imprenditoriale, perché tutti sono capaci ad agire quando a pagare è Pantalone, come regolarmente e in modo fallimentare succede nel nostro Mezzogiorno. Ed è ben vero che la Pubblica Amministrazione deve investire in cultura ma è anche vero che la cultura è e deve essere impresa, come dice ormai Confindustria che ha aperto una specifica sezione sull’impresa culturale, come dimostra la vicenda “Brancaccio” e qualche bella realtà locale. Se ciò non accade abbiamo soltanto assistenzialismo e clientelismo, causa della morte del nostro Mezzogiorno, mentre stracampano taluni sempiterni “politici”.
Sinteticamente voglio dire: dedichiamo il nostro tempo e le nostre energie per usare al meglio ciò che abbiamo (perché è anche troppo), invece di preoccuparci di accumulare nuove proprietà da tenere chiuse, come farebbero i furbetti del quartierino.

giovedì 23 Agosto 2007

Notifiche
Notifica di
guest
0 Commenti
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti
iurilli123
iurilli123
16 anni fa

no