Politica

La Puglia laboratorio dei diritti

Nico Andriani
Approvata la legge sull'assistenza sociale
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Giornata di fuoco e vittorie ieri per il Presidente Vendola. Dopo aver presenziato all’assise nazionale di Confindustria tenutasi a Foggia, confrontandosi in maniera proficua con Luca Cordero di Montezemolo sul mercato del lavoro in Puglia, nella seduta pomeridiana del 6febbraio è stato finalmente approvato il ddl a firma Elena Gentile (DS) sul Welfare pugliese.

La legge “Disciplina del sistema integrato di servizi per la dignità e il benessere delle donne e degli uomini di Puglia”, fortemente voluta dal Presidente Vendola, apre la Puglia all’attenzione italiana come “apripista” oltre lo stesso concetto dei Pacs che, in maniera falsa e strumentale, era stato individuato come unico vero approdo della legge sul welfare.

Per tre mesi di accesa polemica, il nodo della questione e della diatriba si era infatti concentrato sulla definizione del concetto di “famiglia”, i destinatari individuati dall’art.22; la mediazione con i moderati dell’Udeur e della Margherita ha poi sostituito il concetto di nucleo familiare “quale insieme di persone legate rispettivamente da vincoli di matrimonio, affinità, adozione, tutela e da altri vincoli affettivi”, con quello di nuclei legati da vincoli “solidaristici”.

L’assistenza sociale sarà così estesa a chiunque possa essere definito coppia, famiglia, unione, siano eterosessuali oppure omosessuali, plurime o monoparentali, italiane o straniere. La legge però non è solo una legge sulle famiglie, come presentato dai media, ma è un complesso di riforme che riguardano il contrasto alla povertà, alla disoccupazione, all’emergenza abitativa, al sostegno all’infanzia, agli immigrati, al diritto allo studio.
Tanti i campi di intervento: il riconoscimento di “livelli essenziali” di prestazioni sociali, assistenza domiciliare, pronto intervento sociale, assistenza economica e assistenza a domicilio di anziani e disabili, il sostegno all’affitto e all’acquisto della casa, buoni scuola per famiglie in disagio economico, contributi sociali per l’integrazione del reddito, la stessa equiparazione tra scuola pubblica e privata.

Il provvedimento approvato all’unanimità si scontra con la Cdl che insorge</strong>; la Gazzetta del Mezzogiorno titola “Fitto: calpestati i nostri valori e la Costituzione”, mentre il ministro degli Affari regionali Enrico La Loggia boccia la legge: “la trovo un’iniziativa riprovevole sotto ogni punto di vista”, mentre Mantovano (AN): “La Costituzione non è un elastico che si allunga o si restringe in base a chi lo adopera”.

Nonostante il clima montato ad arte e ripreso dai vertici della politica nazionale quali Casini, che in mattinata aveva richiamato il rispetto dei valori della famiglia tradizionale, il ddl Gentile non è nient’altro che un Testo Unico che mette insieme diverse politiche sociali, dopo che già un decreto legge 1989 riconosce le famiglie anagrafiche.

L’assessore alla Solidarietà della Regione Elena Gentile, promotrice della proposta, ha riconosciuto la valenza della legge come l’espressione più alta del governo regionale, visto come laboratorio politico continuo di dialogo e confronto: “Noi parliamo di famiglie non perché pretendiamo che la Chiesa riconosca le unioni di fatto. Non è un ambito che ci riguarda e non vogliamo mettere in discussione l’ideologia cattolica. Quindi non ci interessa che la famiglia sia costituita da un uomo e una donna sposati legalmente; per noi anche una coppia che sceglie di convivere è una famiglia, un uomo solo o una donna sola sono famiglia, due anziani dello stesso sesso che scelgono di vivere insieme la vecchiaia sono una famiglia, coppie straniere regolari che vivono e lavorano nella nostra città, sono famiglie”.

I titoli sensazionalistici creavano un parallelo Vendola-Zapatero ma in Italia non mancano i precedenti</strong>; prima della Puglia infatti, la Toscana il 19 luglio scorso aveva riconosciuto ogni forma di convivenza, l’Emilia aveva introdotto una legge sulle case che equiparava famiglie e coppie di fatto, e adesso in Piemonte e Lazio si sta lavorando a progetti che abbattano ogni forma di discriminazione in materia di convivenza.

I giornali riportano le dichiarazioni di Vendola “Abbiamo varato un disegno di legge che rappresenta in Italia il punto più avanzato di ripensamento del Welfare. Guardiamo agli immigrati, ai diversamente abili, ai minori, agli anziani. È un procedimento che guarda una persona e non la vede come un problema, ma come una risorsa”</em>; continua il Presidente, “Non avevamo nessuna intenzione di attizzare guerre di religione, la Chiesa è una cosa troppo seria per non essere ascoltata con attenzione” e infatti le nuove misure creano un ponte con lo stesso sistema ecclesiastico, dopo che i vescovi pugliesi avevano auspicato la doverosa distinzione tra famiglia e coppie di fatto. L’esecutivo infatti riconosce esplicitamente gli oratori come soggetti che concorrono alla rete di servizi in Puglia e prevede che i Comuni possano “stipulare convenzioni con le parrocchie, riconoscendo le spese per lo svolgimento delle attività più tipiche degli stessi” (art.21)

La Puglia nonostante le polemiche continua ad essere portabandiera di un nuovo concetto di civiltà, frutto di un confronto attento tra le parti e dell’ascolto tra la gente, che non distingue cittadini di serie A da quelli di serie B, che non vede le realtà finora discriminate sotto muto silenzio e perbenismo come portatrici di dovere ma anche come soggetti giuridici aventi diritto, come sostiene ancora una volta il Presidente Vendola “Non c’era alcuna intenzione di minare la famiglia di diritto. E tuttavia abbiamo accolto, con grande attenzione, questi suggerimenti e oggi abbiamo un testo che parla della famiglia che viene accompagnata da questa rete di servizi e di tutele e parla anche di quei nuclei di persone che sono legate da vincoli di parentela, da vincoli di adozione, da vincoli solidaristici”.

Ribadisce l’Assessore Gentile: “Si parla di una visione completamente nuova dei servizi alle persone che ad oggi non è stata prevista da alcuna legge. Una legge che prevede il sostegno forte alle donne, non solo quando scelgono di essere madri ma anche quando rimangono sole di fronte ai problemi legati alla precarietà del lavoro; un provvedimento che prevede un robusto intervento a favore dei minori, dei disabili, e altre misure di sostegno al reddito.

È chiaro che questa operazione non poteva non prevedere le estensioni dei diritti anche per chi ha scelto un’altra dimensione di vita, fermo restando il rispetto dovuto alla famiglia di diritto così come incardinata dalla Costituzione italiana. Ciò che viene ampliata è semplicemente la fruizione degli stessi diritti a tutti e a tutte. Noi siamo istituzioni, dobbiamo assumere un atteggiamento laico e tutelare coloro i quali non hanno scelto di consacrare i loro affetti in una dimensione legale, di diritto”.

 

giovedì 9 Febbraio 2006

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