Una gremita piazzetta Le Monache ha fatto da cornice al gran finale di “Carnevale Ruvo di Puglia – “Carnəvòlə e la Famìgghiə: nu attònə e tànda fìgghjə!”, l’evento curato dalla Pro Loco di Ruvo di Puglia.
La manifestazione, che ha sancito il ritorno del Carnevale ruvese, è stata patrocinata dal Comune di Ruvo di Puglia, col supporto di Confcommercio Ruvo di Puglia e in collaborazione con i gruppi folclorici U’Aggigghje de le Revetole e Lapecheronza, Eat Ruvo di Puglia, Università della Terza Età “Nicola Cassano”, con la partecipazione di Simona Pellicani e il supporto di Vincenzo e Tina Caldarola. Hanno presentato Anna Turturo, Silia Eden e Paolo Pinto.
Sin dal mattino, in piazza Menotti Garibaldi, è stata allestita la camera ardente di Carnevale “de Carnevalis” e verso sera, sotto un cielo quasi terso – nonostante la forte pioggia pomeridiana che ha fatto temere un cambio programma – ha avuto inizio il funerale di Carnevale.
Il fantoccio, accompagnato dai pianti della moglie Quarantana, dei figli, delle amanti, al suono dei tamburelli della Banda, è stato condotto in processione sino a piazzetta Le Monache dove si è consumato il tradizionale “consolo” con vin brulé, intervallate dalle poesie in vernacolo di Pietro Stragapede, ed è stata data lettura, a cura della sindaca di Carnevale Simona Pellicani, del testamento nel quale si lascia ai familiari e a tutti i ruvesi una marea di debiti.
Il rogo finale del fantoccio ha concluso una festa che ha soddisfatto Rocco Lauciello, presidente Unpli Puglia e di Pro Loco Ruvo di Puglia. Il consenso e il grande interesse dei ruvesi è un buon auspicio, secondo Lauciello, per le prossime edizioni che saranno pianificate e organizzate in collaborazione con scuole e associazioni. Uno degli obiettivi di Lauciello è quello di portare il peculiare Carnevale ruvese a Venezia, nel consueto appuntamento con i “Carnevali della Tradizione” a cura delle Pro Loco d’Italia. Per Lauciello, il ritorno del Carnevale a Ruvo di Puglia è promozione della cultura contadina e locale, con la valorizzazione del dialetto, e dell’enogastronomia rappresentata dal calzone tipico e dal buon vino.