La riapertura a primavera del 2023 del Museo nazionale Jatta, ristrutturato e riorganizzato nei suoi spazi, è preceduta dalla mostra “Collezionauta – Capolavori attraverso il tempo”, inaugurata giovedì 28 luglio nel Grottone di Palazzo Jatta.
A tagliare il nastro Luca Mercuri, direttore regionale dei Musei di Puglia; Claudia Lucchese, direttrice del Museo Jatta e direttrice scientifica della mostra temporanea; il sindaco Pasquale Chieco; il professor Massimo Osanna, direttore generale dei Musei, e Andrea Jatta, presidente della società benefit Palazzo Jatta. Presenti Azzurra Sylos Labini, direttrice dei lavori e coordinatrice della progettazione della mostra; l’assessora alle Politiche di comunità, Monica Filograno, e altri protagonisti del progetto.
Il locale sotterraneo, un tempo adibito a deposito, grazie agli architetti Flavia Chiavaroli e Roberto Cremascoli dello Studio Cor arquitectos è rinato nelle cromie dell’oro e dell’avorio per far risaltare i preziosi reperti archeologici, alcuni del Museo Jatta altri provenienti dai depositi della Soprintendenza, e le testimonianze delle mode, degli usi e costumi della nobiltà e alta borghesia dell’Ottocento e dei primi del Novecento, incarnate dalla famiglia Jatta. Il passato più antico e mitologico dialoga con quello degli ultimi due secoli e con il presente della famiglia di collezionisti i cui eredi hanno dato vita a Palazzo Jatta, la società benefit di cui fanno parte Rosamaria Faenza Jatta, Marco Jatta, Cristina Cappiello, Daniela Ventrelli, coordinatrice del progetto Rubi Antiqua e Maria Stragapede, restauratrice di antichi tessuti che ha spesso collaborato con la famiglia Jatta. Tra gli obiettivi della società la valorizzazione dei prestigiosi archivi e biblioteca di famiglia.
«Con questa iniziativa raggiungiamo tre obiettivi – ha dichiarato Mercuri– e cioè consentire la fruizione del patrimonio del Museo durante i mesi di necessaria chiusura per lavori; valorizzare le opere con un racconto inedito, diverso da quello abituale dell’allestimento ottocentesco; condividere con i visitatori la storia appassionante che sta all’origine del Museo, immersa nel suggestivo mondo del collezionismo di due secoli fa. Questo nuovo ruolo del Grottone da noi fortemente voluto è solo il primo passo nella direzione di un approccio di valorizzazione integrata ai luoghi della cultura». In questo senso si è inserita una delle tappe del Festival Trentadate, a cura del Teatro Pubblico Pugliese, in collaborazione con Direzione regionale dei Musei di Puglia: a tarda serata il cortile di Palazzo Jatta era immerso nella musica meditativa di Maurizio Rana con il suo handpan.
Sylos Labini ha sottolineato la forte collaborazione tra Soprintendenza all’Archeologia e Direzione del Museo Jatta. Il sindaco Chieco si è dichiarato entusiasta per la possibilità di fruire di una parte degli antichi reperti della collezione Jatta, custoditi nel Museo la cui chiusura ha fatto soffrire la città che vi si identifica. Molto emozionato era Andrea Jatta che ha ringraziato tutti, in particolar modo i ruvesi per il forte e rispettoso legame affettivo instaurato con la sua famiglia.
«Il buon esito di questa iniziativa dimostra il valore del lavoro di squadra – ha commentato Osanna, particolarmente legato al Museo Jatta per i suoi studi in archeologia -. Con la regia della Direzione Regionale Musei Puglia e la collaborazione della Palazzo Jatta Benefit hanno infatti operato con grande intesa la Soprintendenza e il Comune di Ruvo. Si è delineata una sinergia virtuosa fra istituzioni e fra pubblico e privato. Il fatto che il Grottone di Palazzo Jatta sia ora a disposizione della collettività come nuovo spazio di narrazione per i visitatori è un’ottima notizia nell’ottica della diversificazione dell’offerta culturale e della valorizzazione del territorio e delle sue radici». Osanna considera questa mostra la prima tappa della valorizzazione di Ruvo di Puglia. Intanto, come Direzione Generale dei Musei, si sta cercando di riportare nei Musei d’Italia i preziosi reperti e opere custoditi nei depositi delle Soprintendenze, nel solco del progetto “100 opere tornano a casa”. E perché i musei e, in particolare quelli archeologici, siano fruibili da tutti, anche da coloro che non hanno una formazione squisitamente umanistica, è necessario tessere una narrazione attraente quanto rigorosa.
Al Grottone che, dopo la riapertura del Museo Jatta, nell’ottica della valorizzazione integrata, accoglierà mostre tematiche e convegni, si accede discendendo per una scalinata. Il luogo, oblungo, è definito da arcate e circondato da vani e nicchie dove ci si può sedere e ascoltare il racconto degli eredi della famiglia Jatta attraverso monitor. La mostra è suddivisa in sezioni: all’estrema destra c’è una stanza dedicata a “Ruvo nel mondo” dove è custodito il celeberrimo vaso di Talos, tornato dal Museo del Libro, insieme al corredo funerario della Tomba Guastamacchia, rinvenuta in via Madonna delle Grazie nel 1986. Il corredo sarà custodito nel Museo Archeologico Civico di Ruvo, al primo piano dell’ex Convento dei Domenicani. Spicca anche un dipinto dell’Ottocento che ricostruisce ipoteticamente la Tomba delle Danzatrici, conservata al Museo Archeologico di Napoli.
Nel salone centrale le sezioni “L’emozione della Scoperta”, nella quale troneggiano alcuni tra i pochi vasi di cui si possiedono notizie sul momento dell’acquisto; “Vasellini”, così chiamati dai collezionisti Jatta nell’Ottocento perché si trattava di piccoli vasi che erano obbligati ad acquistare per potersi aggiudicare quelli più grandi e più pregiati; “Forme strane”, sezione dedicata agli zoomorfi e antropomorfi rytha, coppe policrome e fantasiose, amate da Giovanni Jatta senior, l’iniziatore della raccolta, e collocati nella terza e quarta stanza del Museo Jatta, quelle “dei reperti più belli” dal momento che la collezione Jatta segue un criterio estetico.
Sullo sfondo dorato di una parete, all’estrema sinistra, tre crateri, tra cui spiccano quello a mascheroni che raffigura la strage dei figli di Niobe, dipinta dal Pittore di Baltimora, e quello a volute del giardino delle Esperidi, dipinto dal pittore di Licurgo . Nelle teche valigie che attestano lunghi viaggi, strumenti impiegati in agricoltura e accessori da caccia, antichi giochi da tavola e raffinati accessori da abbigliamento (come il Mister’s purse, il borsellino dell’avaro in seta verde e perline d’acciaio), appartenuti a Giulia Viesti e a Giulio Jatta. A una parete l’espositore originale del monetiere della Collezione Jatta che raccoglieva 535 monete antiche, rubato nella notte del 15 settembre 1915 e non più recuperato; e il quadro di Vincenzo Irolli, “Sofonisba che beve il veleno”, proveniente dalla Casa Museo al primo piano e concesso in uso dalla famiglia per la mostra.
L’esposizione, a ingresso gratuito, sarà aperta sino al 28 maggio 2023, dal giovedì alla domenica con i seguenti orari: giovedì dalle 8.30 alle 13.30; venerdì dalle 8.30 alle 19.00; sabato dalle 14.30 alle 19.30; domenica dalle 8.30 alle 13.30. Nei fine settimana è garantito un servizio di accompagnamento per persone con disabilità motoria. In accordo con l’avanzamento del cantiere di restauro nel museo Jatta, gli orari potranno essere ulteriormente ampliati a partire dall’autunno.