figuranti in abiti del Settecento
Il corteo storico di un'edizione di "Ruvo, Carafa e la leggenda" © Centro Studi Cultura et Memoria
L'intervista

Rerum Rubis, Vincenza Tedone: «Evento che celebra la Libertà, la Fraternità e l’Uguaglianza»

Veronique Fracchiolla
Veronique Fracchiolla
La presidente del Centro Studi Cultura et Memoria parla dell'evento dedicato a Ettore Carafa IV, il patriota che partecipò ai moti del 1799. Il ricco programma di storia, spettacolo e arte si articola in due giorni, venerdì 15 e sabato 16 luglio
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La presidente Vincenza Tedone con i volontari e i figuranti
La presidente Vincenza Tedone con i volontari e i figuranti

Venerdì 15 e sabato 16 luglio torna “Rerum Rubis- Carafa e la leggenda” Festival, organizzato dal Centro Studi “Cultura et Memoria” di Ruvo di Puglia, con il sostegno del Comune di Ruvo di Puglia, Consiglio regionale della Puglia e Pro Loco di Ruvo di Puglia; col patrocinio del Parco nazionale dell’Alta Murgia, Teatro Pubblico Pugliese, Consorzio regionale per le Arti e la Cultura.

Un ricco programma che allo spettacolo affianca l’approfondimento storico con studiosi e cultori della materia (qui il programma nel dettaglio).

Ne parliamo con Vincenza Tedone, presidente e anima del Centro Studi “Cultura et Memoria” aps.

“Rerum Rubis – Carafa e la leggenda festival” 2022: quale sarà il focus di questa edizione che è un ritorno ai fasti pre-pandemici?

«Dopo due anni di pandemia e un conflitto nel cuore dell’Europa, la sera di sabato 16 luglio torna nella versione aperta al pubblico il Corteo Storico ispirato ai Carafa e in particolare alla figura di Ettore Carafa, patriota rivoluzionario e difensore degli ideali di uguaglianza, fratellanza e legalità alla base dei moti rivoluzionari, con un messaggio di solidarietà che parte da Ruvo per raggiungere il mondo intero. Solidarietà che deve tornare a riempire i nostri pensieri, le nostre parole e quindi riempire le nostre strade, le nostre vite, un’occasione per sentirsi parte di una Bella comunità che è Ruvo».

Rerum Rubis significa “delle cose di Ruvo” e la nostra città con la sua storia, spesso poco conosciuta a molti, è al centro dell’interesse del Centro Studi che, nel corso degli anni, ha promosso anche la pubblicazione di monografie scritte da studiosi e cultori di storia locale: pensiamo a “Il Monastero delle Benedettine di San Matteo in Ruvo”; “Ruvo intorno alle mura”; “Ruvo medievale”; “Praeter Legem” dedicato a Palazzo Jatta in via Rosario. Il Centro, inoltre, sin dall’inizio del proprio percorso si è dedicata a rievocare la nascita dell’Ottavario, “la festa dei ruvesi”, istituita, secondo la leggenda, dal conte Carafa quale atto di espiazione per il sacrilegio commesso. Ora si apre una finestra sulla Ruvo di Puglia del 1799.

Perché è stata scelta la fase che ha portato alla nascita della Repubblica Napoletana?

«Innanzitutto Rerum Rubis- Carafa e la leggenda non è solo corteo storico ma anche conoscenza, approfondimento dei fatti passati, pensato per sensibilizzare le nuove generazioni alla conoscenza della storia. Ruvo, Carafa e la leggenda è stato concepito sin dagli albori con lo scopo di far emergere la figura di Ettore Carafa IV, giovane aristocratico consapevole che i valori di Libertà, Fraternità ed Uguaglianza venissero prima di un titolo nobiliare e questo lo si poteva evidenziare dagli abiti presenti nella rievocazione storica ambientati nella seconda metà del ‘700. Così, durante questi due anni di pausa dalla rievocazione storica, ma non certo dalla progettualità, abbiamo rivisto il progetto stesso. Chi ci ha fatto l’assist è stato il giovane socio tredicenne Daniel, che è anche mio figlio e a cui dedico questo lavoro nella speranza che possa comprendere e condividere la mia stessa passione. Daniel studiava la Rivoluzione francese e la sua docente di storia, molto legata all’approfondimento e alle relazioni tra la macro e micro storia, gli chiese, visto il suo legame con l’associazione, di ricercare e approfondire i moti insurrezionali di Ruvo e Napoli alla fine del ‘700 e inizio ‘800. Di lì a Rerum Rubis, Carafa e la leggenda il passo è stato breve e molti spunti ci sono stati offerti dal patrimonio archivistico e librario fra cui il saggio “Ruvo, Personaggi e Vicende della Repubblica Partenopea” di Angelo Tedone.
Ovviamente dall’idea al progetto c’è un abisso. Abbiamo fatto una chiacchierata con i giovani studiosi di storia locale, Lidia T. Sivo, Vincenzo Colaprice e Francesco Lauciello che si sono subito messi a lavoro per un approfondimento storico più ampio».

Rerum Rubis, nello spirito della mission del Centro studi Cultura et Memoria è soprattutto rete tra associazioni, tra persone e anche inclusione. Come è vissuto dai protagonisti questo ritorno alla pienezza di una rievocazione storica in costume?

«Rerum Rubis, nello spirito di Cultura et Memoria è rete tra associazioni e anche inclusione, nella piena consapevolezza che la cultura è benessere. Partner, sponsor, attori, studiosi, figuranti e volontari sono parte integrante dell’intero progetto. Un progetto che porteremo avanti con entusiasmo e impegno per altri due anni, fino al 2024, anno in cui ricorreranno i 225 anni della Repubblica Partenopea, sviluppando altri aspetti ad esso annessi. Ringrazio l’assessora Monica Filograno, tutti gli uffici oltre che i meravigliosi volontari che sin da principio hanno fornito il supporto necessario a realizzare l’intero progetto che ha come obiettivo quello di coinvolgere altri paesi a noi vicini coinvolti dalle stesse vicissitudini».

Tornerà a sfilare il corteo in costume nell’ambito di “Rerum Rubis – Carafa e la leggenda Festival”. Un evento atteso per il quale da diversi mesi sono state condivise energie, a cominciare dalla realizzazione degli abiti e degli accessori. Ci parli di questa fase preparatoria.

«Dopo due anni in cui siamo stati costretti a sospendere gli eventi dinamici, torniamo a vivere uno dei momenti più sentiti e ricercati dalla nostra comunità che nel tempo è diventato uno spettacolo capace di attirare molti spettatori. Un evento atteso per il quale sono state condivise energie, a cominciare dalle bandiere e dai 650 fiori, nei colori tipici della repubblica partenopea che abbelliranno le piazze dove si terranno i momenti più rappresentativi. Sono stati anche realizzati degli abiti: due fra tutti quelli dei rivoluzionari o giacobini, un abbigliamento completamente diverso da quello tradizionale aristocratico. Per gli uomini pantaloni lunghi e a righe fino alle caviglie (da cui poi deriverà la moda ottocentesca), gli stessi portati dai braccianti per rendere più agevole il lavoro, camicia e cappello frigio rosso con coccarda tricolore. Per le donne, gonna a righe o bianca da sopra la caviglia e giacchetta rossa con il capo coperto da cappello frigio o cuffietta adorna da nastro rosso. Sorpresa di questo corteo sarà inoltre la presenza di una giovane figurante liceale nelle vesti di Eleonora de Fonseca Pimentel. Riportare Eleonora all’attenzione di un pubblico amante della storia del Mezzoggiorno d’Italia, significa realizzare “Et haec olim meminisse juvabit – E forse un giorno gioverà ricordare tutto questo”. Questo sarà certamente un corteo che ripercorrerà i pilastri della rievocazione storica legata ai luoghi e fatti del 1799 attraverso la narrazione del decurione Domenico Tambone, rappresentato dall’attore ruvese Livio Berardi e dalle sue memorie raccolte in un diario, senza rinunciare a quegli innesti spettacolari che impreziosiscono la messa in scena e fanno del Corteo Storico un vero e proprio spettacolo a cielo aperto.

Il culmine della due giorni si raggiungerà con lo spettacolo finale in piazza Matteotti, “Lumina – Inno finale alla Libertà”: può dare un’anticipazione?

«“Lumina” -Inno alla libertà”: il titolo stesso richiama lo spettacolo di luci, narrazione e comparse in scena a chiusura della rievocazione storica. Si parte da quelli che furono i furiosi mesi del 1799 con i moti liberali, i rivoluzionari e la donna che con l’albero è stata emblema di questo periodo, innalzato due volte e bruciato, fino ai giorni nostri, omaggiando la libertà pasoliniana nell’anno del suo centenario fino alla privazione con la “cancel culture”. Una riflessione democratica sulla libertà e poi sulla cultura, probabilmente ancora oggi, sempre in pericolo e sempre da riconquistare. Lumina inno alla libertà è una produzione esclusiva per l’evento ruvese, con la regia di Raffaella Lorusso, direttrice artistica dell’intera rievocazione storica, in collaborazione con Amarcord – Accademia del cinema mediterraneo».

La due giorni di festival si apre, quindi, domani 15 luglio alle 18.30 sulla piazzetta antistante l’Info Point di via Vittorio Veneto 46, con “Ruvo e il 1799, luoghi e memorie”, presentazione del progetto e convegno storico con la presenza del sindaco di Ruvo di Puglia Pasquale Chieco; l’assessora alle Politiche di Comunità Monica Filograno; la presidente del Cultura et Memoria Centro Studi aps Vincenza Tedone e il presidente Unpli Puglia Rocco Lauciello. Il convegno ospiterà l’intervento del ricercatore Vincenzo Colaprice  in “Personaggi ed eventi nella Ruvo del 1799” – e dell’architetta Lidia T. Sivo  in “Aspetti architettonici e dei luoghi nel periodo del tardo ‘700”. A seguire, alle 20. 30 in piazza Dante, nei pressi della Torre Campanaria in programma il concerto “Tra Settecento e Ottocento”, a cura dell’Orchestra Sinfonica Ruvese composta dall’Associazione Musico Culturale Nicola Cassano “L’Orchestra Senza Confini” e dall’Associazione Bandistica “Basilio Giandonato”. Dirigono i maestri Gennaro Sibilano e Rocco Di Rella. A impreziosire la serata il danzatore aereo Nico Gattullo.

giovedì 14 Luglio 2022

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francesco amenduni
francesco amenduni
1 anno fa

proprio come consiglia C.Zalone: pacifismo, comunione e libertà! cfr “sulla barca dell’oligarca” dello stesso autore.

Annalisa L.
Annalisa L.
1 anno fa

E invece la ghigliottina e il Terrore ce lo scordiamo sempre….

G. Mazzone
G. Mazzone
1 anno fa

Inclusione, accoglienza bello riempirsi la bocca di queste parole ma poi nei fatti? Cosa fate veramente? Poi mi chiedo ancora:
Quanto avrà dato il comune per questo pseudo-evento? Spero che sia data trasparenza e che le “spese” siano adeguatamente rendicontate e publicizzate.

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