Il libro

Calcio e poesia: da Maradona a Pablito e “alla Bari” l’omaggio di Vincenzo Mastropirro

Veronique Fracchiolla
Veronique Fracchiolla
Paolo Rossi esulta ai Mondiali di calcio di Spagna nel 1982
Paolo Rossi esulta ai Mondiali di Spagna 1982
Vincenzo Mastropirro e altri sei poeti sono autori della silloge "Sette voci in campo" del 2021. Nel quarantesimo anniversario dei Mondiali dell'82 in Spagna, quando vinse l'Italia, spicca l'omaggio all'indimenticato Paolo Rossi
scrivi un commento 334
La silloge poetica
La silloge poetica "Sette voci in campo"

Un campetto sterrato in periferia, circondato da palazzine; ragazzini dalle guance arrossate, sudati e con gli occhi vispi, impegnati in una partita di calcetto. Alcuni indossano la maglia dedicata al proprio idolo calcistico; altri una maglietta un po’ vecchiotta eletta a divisa di una squadra immaginaria.

Piccoli cumuli di pietre raccolte dai campi incolti o mattoni a segnare i confini di porte con pali e reti immaginarie; il timore che un calcio molto potente e non perfettamente centrato spedisca la palla su un balcone; rompa un vetro o finisca sotto la marmitta di un’auto. Bozzetti ludici e sportivi che, di generazione in generazione, cambiano di pochi particolari ma hanno sempre in comune un ragazzino e una ragazzina che, la sera, sognano partite di calcio, fanno U sunne giuste – il Sogno perfetto dal titolo della lirica dialettale del musicista e poeta ruvese Vincenzo Mastropirro tra gli autori della silloge “Sette voci in campo” (2021, La Vita Felice, Milano).

Lui e altri sei poeti amanti del calcio – Corrado Bagnoli, Marco Bellini, Claudio Pagelli, Alfredo Panetta, Gianmarco Parodi e il pugliese Pasquale Vitagliano – hanno dato vita rispettivamente a undici componimenti lirici dagli stili diversi, con una concessione alla prosa. Il legame tra calcio e poesia, in fondo, è sempre stato forte. Si pensi a Piero Paolo Pasolini, ritratto in foto mentre, impeccabile in costume, gioca a calcio con alcuni ragazzi in un campo di periferia. Un amore viscerale per il calcio tanto che alla domanda di Enzo Biagi su cosa sarebbe stato «senza cinema, senza scrivere». Pasolini rispose: «Un bravo calciatore». O si ricordi le Cinque poesie per il gioco del calcio di Umberto Saba, tifoso della Triestina.

Le undici poesie di Mastropirro raccolte sotto il capitolo “L’undici in campo” sono luminose e nostalgiche finestre sulla sua infanzia, dediche agli eroi del calcio e alla squadra del cuore (“La Bari”), soprattutto, riflessioni sulla vita, col suo carico di passione, dolore, speranza. In questo senso è emblematica la poesia Dicono, in lingua italiana:

Quattro calci al pallone – dicono – e che ci vuole – dicono – e ti scendono le lacrime se all’ultimo minuto perdi. Ventidue in un campo verde corrono con le maglie mischiate guardando una palla a scacchi che rotola e viene presa a calci. È la magica lotta dei ventidue tra l’eleganza alla Rivera e l’autogol del brocco tra urla di felicità e bestemmie inascoltabili prima si va ai supplementari e poi ai rigori. L’hai persa per un tiro sbagliato e poi l’hai vinta quella maledetta coppa e che ci vuole, sono quattro calci al pallone così dice chi non sa ma poi tutti – dicono.

Nel capitolo due omaggi a Diego Armando Maradona con le liriche Ad10s e U pallone. «Il mio amore per il calcio e quello per Maradona – aveva confidato tempo fa – mi hanno accompagnato idealmente sia sul campo che nella vita. Maradona è l’uomo di tutti i Sud del mondo, dei più deboli, degli ultimi».

Affettuoso l’omaggio, scritto in occasione della sua scomparsa, anche al calciatore Paolo Rossi, Pablito Mundial, eroe dei Mondiali di Spagna del 1982:

Oggi, te lo dicono così
apri il pc e trovi la morte.
È morto Paolorossi, tuttoinsieme
proprio lui, “Pablito mundial”
e ti viene in mente tutta la leggerezza.
La sua, la mia.
La nostra gioventù
era così piena di visioni
e lui ne ebbe una in tre partite.
In solo tre partite si giocò il mondo
e vinse ciò che noi abbiamo perso.

E proprio lunedì 11 luglio ricorreranno i quarant’anni dalla vittoria dell’Italia contro la Germania allo Stadio Santiago Bernabéu di Madrid: saranno molti a ricordare l’urlo di  esultanza di Marco Tardelli dopo il secondo gol; la gioia del presidente della Repubblica Sandro Pertini allo stadio e il celeberrimo scopone al ritorno, in aereo, tra lui, il ct Enzo Bearzot, Franco Causio, Dino Zoff.

E quarant’anni fa erano tanti i ragazzini a sognare di  sollevare la Coppa del Mondo; tra loro Fabio Cannavaro che, il 9 luglio 2006, vedrà esaudito il proprio desiderio all’Olympiastadion di Berlino, dopo aver battuto la Francia.  Ricordi che attenuano il dispiacere di non veder l’Italia competere, per la seconda volta dopo il 2014, ai Mondiali in Qatar, a partire dal prossimo 21 novembre. Oggi cuori e menti sono ai Campionati europei di Calcio femminile in Inghilterra, dove  le Azzurre, ex bambine che  hanno fatto U Sunne giuste, il sogno perfetto, affronteranno le cugine francesi, altrettanto ex sognatrici, in attesa dei Mondiali di calcio del 2023 in Australia e Nuova Zelanda.

domenica 10 Luglio 2022

(modifica il 11 Luglio 2022, 21:01)

Notifiche
Notifica di
guest
0 Commenti
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti