L'omaggio

Salvatore Bernocco: «Ricordo di mio padre Giovanni a 10 anni dalla scomparsa»

foto anni Settanta; una persona
Giovanni Bernocco © su cortesia di Salvatore Bernocco
Giovanni Bernocco fu sindaco di Ruvo di Puglia dal 20 settembre 1971 al 10 agosto 1976. Insegnante ed esponente di rilievo della Dc ruvese, fu anche consigliere e assessore provinciale.
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Da sinistra Giovanni Bernocco, Renato Dell'Andro. L'ultimo a destra è Francesco Anselmi © su cortesia di Salvatore Bernocco
Da sinistra Giovanni Bernocco, Renato Dell'Andro. L'ultimo a destra è Francesco Anselmi © su cortesia di Salvatore Bernocco

Oggi ricorre il decimo anniversario della morte di Giovanni Bernocco, sindaco di Ruvo di Puglia dal 20 settembre 1971 al 10 agosto 1976. Il figlio Salvatore, presidente di Ruvo Cristiana e Democratica, per l’occasione gli dedica un commosso ricordo.

«La mozione degli affetti e dei ricordi – scrive  – mi induce a ricordare la figura di mio padre Giovanni, già Sindaco di questa città negli anni Settanta del secolo scorso, nato da Salvatore e Filomena Altamura il 17 marzo del 1930 e venuto a mancare il 4 luglio del 2012, dieci anni or sono, intorno alle 18.

Terzo di quattro figli (Michele, Francesco, Vincenzo), fu insegnante elementare e politico di rilievo della Democrazia Cristiana ruvese e non solo. Moroteo della prima ora, intrattenne con Moro rapporti cordialissimi, come anche con Renato Dell’Andro ed Enzo Sorice. Fu anche Consigliere provinciale e Assessore provinciale. A Ruvo, grazie a lui, si insediò una delle prime amministrazioni di centro-sinistra d’Italia, sulla scia dell’apertura al PSI inaugurata dalla visione politica morotea.

Uomo vivace, allegro, dinamico, intelligente, altruista, seppe imprimere uno sviluppo importante al nostro paese. Era molto attento ai bisogni altrui, specialmente a quelli dei più indigenti, e aveva un difetto: non sapeva dire di no. A quanti lo avvicinavano si porgeva con cortesia e con la massima disponibilità, senza fare distinzioni tra comunisti, missini, socialisti eccetera. Chi era nel bisogno andava aiutato, e spesse volte riusciva a dare una risposta concreta, a risolvere un problema, rammaricandosi quando non poteva farlo. Moltissimi lo avvicinavano e lui non si sottraeva, ascoltava e, se poteva, agiva tempestivamente, senza chiedere nulla in cambio. Cattolico di formazione, sin da giovane frequentò l’oratorio di San Domenico, dove maturò il desiderio di impegnarsi in politica nelle file della Democrazia Cristiana.

La morte di Aldo Moro lo segnò profondamente. Mi ricordo come se fosse ieri che, appresa la terribile notizia del ritrovamento del cadavere dello Statista, si chiuse nel salone di casa (a quel tempo abitavamo in via Santa Barbara) e ne uscì, visibilmente scosso, dopo circa un’ora. Penso che avesse pianto per la scomparsa del suo punto di riferimento politico e morale. Qualche anno dopo quel 9 maggio del 1978, ci saremmo recati a Torrita Tiberina a visitare la tomba del Presidente della D.C. Ci fermammo in preghiera, memori di quanto Aldo Moro aveva fatto per Ruvo. Mi raccontò del giorno in cui, con mia madre Caterina, furono accolti da Moro nella sua abitazione in via del Forte Trionfale 79 a Roma. Un privilegio riservato a pochi.

Di mio padre mi sovvengono la sua dolcezza e la sua brillante intelligenza, la sua forza d’animo e la sua fede. Era devotissimo della Vergine Maria, e, lasciata la vita politica, non passava giorno in cui non recitasse il Rosario. Gli fu diagnosticato un tumore alle ossa. Si sottopose ad una sola radioterapia a San Giovanni Rotondo. Di ritorno dal paese di Padre Pio, disse queste esatte parole: “Sono ormai in viaggio verso l’eternità”. E a me, mentre giaceva nel suo letto di dolore, disse: “Ricordati di non mancare mai di carità verso il prossimo”. Queste parole furono il suo testamento morale. Poi il male si diffuse e lui perse lucidità e memoria.

Ricordava le vicende del passato, non più quelle recenti, e spesso di notte lo sentivo parlare. Teneva anche dei comizi notturni. Spirò un torrido pomeriggio estivo, lasciando un vuoto incolmabile. Riposa accanto a mia madre Caterina, che affettuosamente chiamava “l’Africana”, essendo nata a Tripoli, in Libia.

A distanza di dieci anni dalla sua scomparsa, desidero ricordarlo a quanti lo conobbero e ne apprezzarono le qualità umane, prima che politiche. Riposa in pace, caro Papà, ti sei meritato il riposo eterno al cospetto del Signore, non foss’altro per il tanto bene che hai fatto durante la tua vita. A Te, ai tuoi saggi consigli e ai tuoi insegnamenti continuo a ispirare la mia vita».

lunedì 4 Luglio 2022

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