Al voto

Referendum sulla giustizia, i ruvesi alle urne

statuina d'argento; giustizia
Referendum abrogativi sulla giustizia © Unsplash
Domenica 12 giugno, dalle 7 alle 23. Oltre 50milioni di italiani saranno chiamati a esprimere il proprio voto su cinque quesiti referendari. Il referendum si incrocia con la riforma Cartabia sul Csm e sull'ordinamento giudiziario
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Domenica 12 giugno oltre 46 milioni di  italiani sono chiamati a votare  per i cinque quesiti referendari abrogativi sulla giustizia, proposti da Lega e Radicali. Il referendum si incrocia con la  riforma del Consiglio superiore della Magistratura e dell’ordinamento giudiziario presentata dalla guardasigilli Marta Cartabia che sarà esaminata in Senato il prossimo 15 giugno.

Di seguito i quesiti sintetici dei cinque referendum a ognuno dei quali è abbinata una scheda di colore diverso.

Referendum n.1 (scheda rossa) – Abrogazione del Testo unico delle disposizioni in materia di incandidabilità e di divieto di ricoprire cariche elettive e di Governo conseguenti a sentenze definitive di condanna per delitti non colposi (decreto legislativo 31 dicembre 2012, n.235).

Si chiede agli elettori se intendano cancellare il decreto Severino (dal nome della ministra alla Giustizia Paola Severino durante il Governo Monti) secondo il quale non si può candidare e non può essere eletto a qualsiasi carica pubblica chi sia stato condannato in via definitiva a più di due anni di carcere per reati gravi quali concussione, corruzione, collusione con la criminalità organizzata o associazioni terroristiche; oppure risulti condannato per delitti non colposi a partire da 4 anni. Il decreto legislativo Severino prevede, inoltre, la sospensione automatica dalla carica politica per 18 mesi nei confronti di coloro che abbiano subito condanne in I grado, non definitive; il decreto prevede anche  la decadenza in caso di condanne definitive.

I sostenitori del ritengono che il giudice debba valutare, caso per caso, se infliggere la pena accessoria dell’interdizione dai Pubblici uffici, quindi verrebbe meno il meccanismo dell’automaticità. I sostenitori del No ritengono che il Testo unico vada modificato ma non abrogato essendo considerato un presidio contro la corruzione nella Pubblica Amministrazione.

Referendum n.2 (scheda arancione) – Limitazione delle misure cautelari: abrogazione dell’ultimo inciso dell’art. 274, comma 1, lettera c), codice di procedura penale, in materia di misure cautelari e, segnatamente, di esigenze cautelari, nel processo penale.

Attualmente la carcerazione preventiva può essere disposta solo in tre casi: rischio di inquinamento delle prove in un’inchiesta; rischio di fuga di chi è sottoposto a indagine; “concreto ed attuale pericolo” di reiterazione di reati. Il quesito referendario incide su quest’ultimo aspetto, in particolare. I sostenitori del ritengono che la custodia cautelare debba essere applicata solo ed esclusivamente per i reati più gravi (violenza, criminalità organizzata); i sostenitori del No temono che siano lasciati fuori da questa misura quei reati non violenti ma gravi (reati contro la pubblica amministrazione; finanziamenti illeciti di partiti).

Referendum n.3 (scheda gialla)Separazione delle funzioni dei magistrati. Abrogazione delle norme in materia di ordinamento giudiziario che consentono il passaggio dalle funzioni giudicanti a quelle requirenti e viceversa nella carriera dei magistrati. In sintesi, si chiede agli elettori se intendano cancellare le norme che consentono a un magistrato di passare dalle funzioni di Pubblico ministero a quelle di giudice e viceversa. Attualmente  sono ammessi fino a quattro passaggi da una funzione all’altra, con l’unico obbligo di cambiare Regione. Qualora passi il il magistrato dovrà scegliere all’inizio di carriera se esercitare la funzione giudicante (emettere sentenze) o requirente (formulare accuse) e dovrà sempre mantenere questo ruolo. I sostenitori del No ritengono che, in realtà, tanto i giudici che i Pm hanno l’obbligo di cercare la verità storica dei fatti  e che devono proporre l’assoluzione dell’imputato ogni volta che non ci siano prove sufficienti a suo carico, a seguito di indagini in suo favore che sono tenuti a promuovere.  Quindi, in sostanza, non ci sarebbero rilevanti differenze tra le due figure.

Referendum n.4 (scheda grigia)Partecipazione dei membri laici a tutte le deliberazioni del Consiglio direttivo della Corte di cassazione e dei consigli giudiziari. Abrogazione di norme in materia di composizione del Consiglio direttivo della Corte di cassazione e dei consigli giudiziari e delle competenze dei membri laici che ne fanno parte. Attualmente, la valutazione della professionalità e della competenza dei magistrati viene fatta dal Consiglio superiore della Magistratura sulla base dei pareri del Consiglio direttivo e dei Consigli giudiziari, composti sempre da magistrati, avvocati e professori universitari. Ma se i professori partecipano come uditori, gli avvocati possono esprimersi solo in nome del Consiglio dell’Ordine del territorio dove esercita il magistrato che è valutato. I sostenitori del ritengono che, abrogando la norma,  si permetta ad avvocati e professori di valutare i magistrati con maggiore obiettività anche se spetta sempre al Csm stabilire sanzioni disciplinari e decidere su avanzamenti di carriera. I sostenitori del No non ritengono opportuno che gli avvocati emettano valutazioni sull’operato di chi, in un processo, è figura terza e neutra.

Referendum n.5 (scheda verde)Abrogazione di norme in materia di elezioni dei componenti togati del Consiglio superiore della magistratura. Qui si propone di cancellare la norma che stabilisce che ogni candidatura per l’elezione dei membri togati del Consiglio superiore della magistratura sia sostenuta da un minimo di 25 e un massimo di 50 magistrati che danno vita alle “correnti”, considerate espressione di poteri politici. I sostenitori del vogliono che i magistrati presentino candidature individuali. I sostenitori del No ritengono che l’abrogazione della norma non influirebbe sul meccanismo di creazione delle correnti.

Si vota dalle 7 alle 23. Necessario esibire la tessera elettorale e un documento di identità. Nel referendum abrogativo, i cittadini, con il proprio voto, esprimono la volontà di conservare le norme oggetto della consultazione o di eliminarle dall’ordinamento. Chi le vuole mantenere in vigore deve mettere la croce sul No; chi vuole cancellarle deve mettere la croce sul Sì. Perché il referendum sia valido, è necessario che vada a votare il 50%+1 degli aventi diritto al voto e che i voti validamente espressi siano almeno il 50%+1 dei voti totali.

 

venerdì 10 Giugno 2022

(modifica il 12 Giugno 2022, 21:45)

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