Cronaca

Salvatore Bernocco: «In ricordo di mia madre Caterina»

La Redazione
​Il 6 aprile 2021, Caterina Sorice morì stroncata dal Covid-19. Era in attesa della vaccinazione a domicilio che tardò ad arrivare. Bernocco denunciò questi ritardi come «disservizio colpevole e negligente»
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In una lettera al nostro quotidiano on line, Salvatore Bernocco tesse un ricordo della propria madre, Caterina Sorice, scomparsa un anno fa per Covid-19. Una lettera in cui ripercorre anche la vicenda dei ritardi – nei primi mesi del 2021 – nella somministrazione a domicilio del vaccino in Puglia, un «disservizio colpevole e negligente» come lui stesso li definì.

«Il 6 aprile 2021 si spegneva a Bisceglie mia madre Caterina, stroncata dal Covid 19 – scrive Bernocco -. Era nata a Tripoli, in Libia, il 4 aprile 1935 da Cataldo Sorice e Venerina Balsamo. È già passato un anno da quei terribili giorni in cui anch’io, che vivevo con lei, ero stato colpito dal virus. Solitudine e malinconia fecero il loro ingresso prepotentemente nella mia vita. La casa era ormai vuota, troppo grande per una persona sola. Quando muore una madre il dolore si raddoppia, si fa più intimo, e ci si rivolge a Dio chiedendogli il perché. Perché mia madre era morta in quel modo, lontano da casa? Perché non aveva potuto beneficiare di una messa funebre? Non l’ho più vista dal giorno in cui, il 5 aprile di primo mattino, venne introdotta in un’ambulanza e portata al Centro Covid di Bisceglie. 

Il 6 aprile, intorno alle 14, fui raggiunto dalla ferale notizia. Rimasi impietrito, incredulo, mentre cominciarono a sgorgare calde lacrime di dolore. “Sua madre è deceduta a causa di un attacco cardiaco”, mi disse una voce maschile. Qualunque fosse stata la ragione, fu difficile, e lo è ancora, farsene una ragione. Certo, la sua età era avanzata, è nell’ordine delle cose che gli anziani muoiano prima dei più giovani, però sempre nel cuore dell’uomo alberga la speranza che la vita duri il più a lungo possibile, che gli affetti più cari ci accompagnino a lungo nel cammino della vita. Lo speravo, ma la mia speranza fu vana. La fede in Dio mi ha sorretto in quegli infausti giorni e tuttora fa fermentare la mia esistenza, così che io non tema la morte, ami la vita profondamente pur con i suoi problemi, mi entusiasmi per una giornata di sole, goda delle piccole cose che mi circondano. A casa tutto è rimasto immutato. Perfino la sedia su cui si riposava, accanto alla finestra che dà su via Einaudi, è ancora lì. Lì vi sono le parole crociate a cui si dedicava e le sue lenti da vista. Tutto è ancora lì: i suoi abiti, la sua biancheria, il suo profumo di donna semplice e onesta, dedita alla sua famiglia.

Il 7 aprile 2021 il suo corpo giunse al cimitero di Ruvo. La salma fu benedetta da don Vincenzo Pellegrini e da don Grazio Barile, alla presenza di mia sorella Anna Maria. Fu quindi tumulata e ora riposa accanto a mio padre Giovanni. Io ero ancora positivo, non potevo uscire di casa, e scontai fra le mura domestiche il compianto. Poi, fu celebrata una santa messa in suo suffragio presso la chiesa della Santa Famiglia, che lei e mio padre avevano assiduamente frequentato. Grazia Tedone tessé l’elogio di mamma, e di ciò le sono tuttora infinitamente grato. Donna caritatevole, essenziale, limpida, non aveva retropensieri. Odiava le bugie. Donna accogliente, sapeva ascoltare chi veniva a trovarla a casa, da cui non usciva più a causa della pessima deambulazione. A un anno dalla sua scomparsa, mi chiedo ancora se fosse stato possibile salvarla. Il 15 marzo 2021, difatti, era prevista la vaccinazione anticovid a domicilio (conservo il documento), ma quel giorno nessuno si fece vivo, né ricevemmo nessuna telefonata. Malasanità. Un episodio di malasanità che, fino a prova contraria, ha giocato un ruolo nel suo decesso. Chissà, se l’avessero vaccinata quel giorno, mamma sarebbe sopravvissuta? Nessuno lo saprà mai. Il dubbio comunque resta, e quantomeno imputo una responsabilità di ordine morale al sistema sanitario pugliese e ai suoi capi. 

Nell’anniversario della sua scomparsa, desidero ricordarla a quanti la conobbero e le vollero bene. Mamma non aveva nemici, solo estimatori. Non poteva averne, essendosi dedicata agli altri senza secondi fini, per amore di Cristo e della Sua Chiesa. Carissime e carissimi, vogliate bene ai vostri genitori, ai vostri custodi. Amateli anche se talvolta vi fanno arrabbiare, hanno perso il senno, richiedono molte cure e attenzioni. Siate delicati con essi. È normale che vi siano contrasti fra generazioni. L’amore superi ogni incomprensione, anzi, per meglio dire, sia il presupposto della comprensione e del giudizio, d’ogni valutazione sull’uomo e le sue azioni. “Chi onora il padre espia i peccati; chi riverisce la madre è come chi accumula tesori”, si legge nel Siracide. Colgo l’occasione per formulare a tutti i miei più sinceri auguri di una Pasqua di risurrezione».

lunedì 4 Aprile 2022

(modifica il 17 Maggio 2022, 16:04)

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