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Presidio per la pace in Ucraina, il sindaco Chieco: «Ruvo di Puglia c’è per dire no alla guerra»

La Redazione
Il Comitato per la Pace: «​​Per contrastare esiti funesti e letali occorre una autonoma iniziativa diplomatica dell'Unione europea, finora appiattita sulla posizione della Nato, accettando in pratica le iniziative degli Usa»
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«Siamo con il cuore con i nostri fratelli, le nostre famiglie. Lotteremo sempre per un'Ucraina libera. Siamo un paese pacifico. A noi serve il vostro aiuto. L'Europa ci deve aiutare», così la comunità ucraina di Bari questa mattina, in piazza Prefettura, al Presidio per la Pace in Ucraina, attaccata e invasa, due giorni fa, dall'esercito russo. Al Presidio, organizzato dal Comitato per la Pace di Bari, ha partecipato il sindaco Pasquale Chieco, in rappresentanza della comunità , con esponenti dei partiti di Centrosinistra e alcuni cittadini. Presenti anche altri Sindaci e rappresentanti dell'associazionismo e del volontariato. 

«Il Comitato per la Pace di Bari, richiamando la sua precedente e già preoccupata dichiarazione, condanna l’attacco armato della Russia contro uno Stato membro – e per giunta fondatore – quale l’Ucraina come patente violazione della Carta delle Nazioni unite – spiegano gli organizzatori -. Usare la forza, pur potendo rivolgersi al Consiglio di sicurezza dell’Onu – di cui la Russia è membro permanente – , al fine di esercitare un preteso diritto di difesa preventiva, costituisce un esercizio arbitrario delle proprie ragioni. Tanto più perché queste tendono a misconoscere l’identità storica e culturale del popolo ucraino e a ridurre l’Ucraina a semplice invenzione burocratica leninista. Pur senza contestare il diritto naturale dell’Ucraina all’autodifesa crediamo, tuttavia, necessario non abbandonarsi alla logica della contrapposizione ma continuare, come vuole la Carta Onu, a “raggiungere con mezzi pacifici ed in conformità ai principi della
giustizia e del diritto internazionale la soluzione” della controversia. L’ordine Onu di un “cessate il fuoco” con l’immediato ritiro delle truppe, tuttavia, avrà possibilità di essere accolto dalla Russia se accompagnato da una dichiarazione ufficiale della NATO a non porre in agenda richieste di adesione da parte dell’Ucraina.
E altresì a riconoscere, unitamente all’Ucraina – peraltro, già obbligata dall’accordo di Minsk del 2014 -, la legittimità del diritto di autodeterminazione, esercitato in forme non violente e non populistiche, senza mettere in pericolo il valore di confini stabili. Imboccata la via diplomatica devono essere ritirate le sanzioni economiche, che sono disumane tanto più se, come minacciato dagli Stati Uniti, “dolorose”. A soffrirne, infatti, non saranno gli Stati, ma i loro popoli. La privazione di beni anche di prima necessità colpisce, infatti, la popolazione civile, in particolare i bambini e gli anziani. Alle vittime militari si aggiungeranno così persone inermi e incolpevoli delle azioni decise dagli apparati governativi. Per contrastare questo esito funesto e letale occorre una autonoma iniziativa diplomatica dell’Unione europea, che finora è appiattita sulla posizione della Nato, accettando in pratica le iniziative degli Stati Uniti.
Un grande contributo potrà in tal senso essere dato dal nostro Paese, ispirandosi all’art. 11 della Costituzione e mettendo in campo il patrimonio di esperienza accumulato lungo le trattative diplomatiche con l’Austria per la felice soluzione della questione dell’Alto Adige – SüdTirol. Sul piano interno, poi, occorre che il Governo contrasti l’incremento della produzione di armi, che sta agevolando questo conflitto, e predisponga un piano di accoglienza dei profughi che stanno abbandonando l’Ucraina per cercare rifugio.
Ad attuarlo concretamente questo piano ci impegniamo anche noi – gruppi e persone che amano e praticano la pace – a fare la nostra parte insieme a tutti gli uomini e le donne di buona volontà». 

 

sabato 26 Febbraio 2022

(modifica il 17 Maggio 2022, 16:15)

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