Spettacolo

Talos Festival e i giorni della resistenza: il racconto

Veronique Fracchiolla
Veronique Fracchiolla
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Talos Festival 2020-2021: gran finale con il progetto Pino Minafra e la Banda
Dal 15 al 18 luglio, tra piazzetta Le Monache, la chiesa di San Domenico e il Museo del Libro si è articolata la terza sessione dell'edizione straordinaria del festival diretto da Pino e Livio Minafra
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«Pensiero meridiano – scrive il compianto sociologo barese Franco Cassano nell’omonimo saggio – è quel pensiero che si inizia a sentir dentro laddove inizia il mare, quando la riva interrompe gli integrismi della terra […], quando si scopre che il confine non è un luogo dove il mondo finisce, ma quello dove i diversi si toccano […]. Il pensiero meridiano infatti è nato proprio nel Mediterraneo, sulle coste della Grecia, con l'apertura della cultura greca ai discorsi in contrasto[…]».

Le parole del sociologo barese sono state il leit motiv della terza sessione dell’edizione straordinaria del Talos Festival, dal 15 al 18 luglio, tra piazzetta Le Monache, la chiesa di San Domenico nei giorni di pioggia, e il Museo del Libro- Casa della Cultura. I direttori artistici Pino e Livio Minafra hanno voluto dedicare l’ultima parte festival,  ibrido e «della resistenza» come sottolineato dalla guida all'ascolto, il giornalista Ugo Sbisà, a colui che ha guardato e ha fatto guardare il Sud da una prospettiva nuova, con orgoglio e razionalità, senza campanilismi e senza indulgere al lamento.

Non è forse un caso che ad aprire la terza sessione sia stato il progetto Mediterranean Tales del duo Gianni Iorio, al bandoneón, e Pasquale Stafano, al pianoforte. “Secret sun dance”; “The Dreamer”</em>; "Landscapes" hanno aperto al  pubblico il mondo del jazz, della world music, del pop. Omaggiato, per il centenario dalla nascita, Astor Piazzolla, il musicista e compositore argentino, nipote di Pantaleone Piazzolla, pescatore tranese emigrato in Sud America.

I racconti dai “suoni meridiani” proseguono con il quartetto vocale Faraualla composto da Gabriella Schiavone, Teresa Vallarella, Loredana Savino, Maristella Schiavone, "masciàre" accompagnate dai percussionisti Pippo D’Ambrosio e Michele Marrulli. Il repertorio presentato è tratto da Ogni male fore, percorso di ricerca nel mondo delle antiche superstizioni e della taumaturgia pugliese, dove si realizza un’unione armonica tra spiritualità e mondo visibile, dove preghiera, formule antiche pagane, piante medicinali curano il corpo e lo spirito: e questo assume un valore più grande in questo tempo di pandemia, in cui si resiste su ogni fronte. Tra i brani presentati “Sciatavinn”, di cui è stato girato un videoclip a Ruvo di Puglia, per la regia di Enzo Piglionica; la misteriosa “Sind”</em>; un’originale interpretazione di “Popoff” cantatai nel 1967 da Walter Brugiolo allo Zecchino d’oro, nonché la cover di “In fondo al mar”, colonna sonora de “La Sirenetta” disneyana, ironica denuncia dell’inquinamento ambientale. Interessante il progetto sull’evoluzione del linguaggio dalle origini all’età contemporanea, che dalla semplice lallazione diventa sempre più ricco e articolato, «ma – ammonisce Gabriella Schiavone – se si lascia che la decadenza dei tempi prenda il sopravvento, si rischia di tornare indietro».

Annullata, per l’improvvisa pioggia torrenziale, la seconda serata con Bakhur, il progetto del cantante Nabil Bey, voce dei Radiodervish, e del pianista Mirko Signorile, in cui si reinterpretano gli esponenti  della musica araba del Novecento; e con il sassofonista Roberto Ottaviano che avrebbe presentato il progetto Pinturas con Nando Di Modugno (chitarra), Giorgio Vendola (contrabbasso) e Pippo D’Ambrosio (batteria). Sarà data informazione della eventuale data di recupero sulla pagina ufficiale del Talos Festival.

Dopo la performance di danza contemporanea Lazzaro, nata da un’idea di Giulio De Leo, ispirata al progetto "Lazzaro_art doesn’t sleep" di Laura Mega e Claudia Pecoraro e sviluppata, in stretta collaborazione con la danzatrice Erika Guastamacchia, in scena con il sassofonista Roberto Ottaviano, è la chiesa di San Domenico ad accogliere, sabato, la terza serata del Talos Festival, con la cantautrice Lucilla Galeazzi, chitarrista e compositrice, ricercatrice di musica popolare nonché narratrice della “storia minore” d’Italia, quella delle lotte pacifiche degli operai e delle operaie ("Centurini", il canto delle lavoratrici della juta di Terni) per il riconoscimento dei propri diritti; quella di chi cerca casa – accanto al pane il bene più caro e ambito in ogni latitudine –  dai baraccati di Roma a lei stessa, alla ricerca di un alloggio, che scrisse la mantra “Voglio una casa”. Ha cantato “Gorizia” dal suo spettacolo “Bella Ciao”; un vivace saltarello umbro («ballo che, a differenza della taranta che cura, procura dolore» ha celiato); una personale lamentazione per morte improvvisa che, immagina, sarà cantata da una prefica. Galeazzi ha intessuto un dialogo con Michel Godard, serpentonista e tubista, con cui ha fondato il Trio Rouge insieme al violoncellista Vincent Courtois. A concludere la serata, il duo Round Trip Apulia-Balkans con la fisarmonicista greco-ucraina Eugenia Cherkazova, di casa al Wanda Landowska Festival, e Livio Minafra al piano e clavicembalo.  A separare e a unire i Balcani dalla Puglia solo i 70 chilometri del mare Adriatico, su cui scorrono le note di tarantelle (tre fanno parte del progetto e sono dedicate a Rossini, a Kircher e a Ruvo), del jazz, della musica da camera e world music.

Gran finale ieri, in piazzetta Le Monache, con la Notte della Banda. Il palco collocato proprio nel punto in cui sorgeva la scuola di musica dove hanno insegnato i fratelli Alessandro e Antonio Amenduni, Basilio Giandonato; dove è nata la musica da banda, nobile per Pietro Mascagni, Riccardo Muti e Franco Cassano. Quest'ultimo, commentando il cd “Meridiana” della Multijazz Orchestra, scriveva: «Lavorare, scrivere, fare musica a sud è più difficile, ma chi ci riesce batte la forza di gravità e per questo talvolta riesce a dire cose che hanno valore per tutti. Ritrovare i nostri suoni non è adorazione reliquiaria del passato, ma ritrovarli nel presente senza arrendersi alla volgarità del mercato è una ricerca difficile per rappresentare al mondo una voce forte e antica, rinnovata dall’ansia e dalle domande del nostro tempo».

Sul palco, per tre ore e davanti a un pubblico trasversale, amante della lirica o del jazz, della world music o del musical, i colori, le voci e l'energia del Sud. A  dirigere la Banda il maestro Michele Di Puppo nella Sivigliana di Rossini, ne I Vespri siciliani di Verdi e Norma di Donizetti. Dopo aver omaggiato il generale Giovanni Mazzone, scomparso qualche giorno fa, il maestro Nicola Cotugno guida la Banda con la conduction e l’omaggio a Bernstein con West Side Story. Sul palco, la voce limpida e passionale di Lucilla Galeazzi con Michel Godard, autore de “L’onda d’amore”, struggente canto interpretato da Loredana Savino per omaggiare chi non c’è più. La canzone è stata dedicata a sua moglie Linda Bsiri e a Rosanna Bernocco. Tocca a Livio Minafra che, con le Faraualla, omaggia Franco Battiato e propone "Dio pazzo Dio pane" e "Tarantella di Kircher" . Le atmosfere dei Carpazi e la malinconica Oblivion di Piazzolla sono donate dalle note degli strumentisti e della fisarmonica di Cherkazova che passa il testimone a Pino Minafra e alla sua Terronia, brano spirituale e carnale che dà il nome al cd  realizzato, nel 2005, con il Sud Ensemble, le Faraualla e la Meridiana Multijazz Orchestra. Tutto si conclude con il celeberrimo "Fantozzi" e gli scat urlati dal megafono rosso, il simbolo del laboratorio "della melodia, della ricerca e della follia".

Pino Minafra, tra una presentazione e l’altra dei set, non nasconde la sua amarezza per la disattenzione nei confronti della Banda. La Banda di Pino Minafra, che riunisce le eccellenze delle bande locali, si è esibita a Parigi, Londra, Monaco di Baviera, Graz, Les Mans, Lille, Huddersfield, Brighton, Basingstoke, Munster, Berlino, Roma, Firenze, Ravenna ma, in ossequio alla locuzione evangelica “nemo propheta in patria sua” incontra una gelida indifferenza da parte delle Istituzioni regionali e culturali.  Minafra auspica quanto prima che si dia seguito a quanto sancito nel Protocollo per il riconoscimento e la tutela delle bande musicali,  patrimonio che identifica il Meridione e che ha diffuso la cultura tra le classi meno abbienti, facendo conoscere loro le arie delle opere in scena nei teatri blasonati.

Grande impegno e attenzione dichiarano di aver profuso tanto il sindaco Pasquale Chieco che l'assessora Monica Filograno: «Ci siamo impegnati a fondo per rilanciare Talos Festival, sostenendo un progetto artistico trentennale che si è arricchito di nuova linfa e ha ottenuto per quatto anni di seguito un importante finanziamento regionale che, insieme all'investimento comunale, ha consentito anche alla banda di affermare la sua linea musicale, insieme alla danza, alla musica internazionale, ai convegni e a tutta l'offerta culturale che un festival porta con sé».

«Sul palco – aggiungono – appaiono gli artisti, ma oltre a loro noi vogliamo ringraziare anche tutti coloro (tanti) che hanno lavorato dietro le quinte per rendere possibile tutto questo: i tecnici, lo staff di produzione, il team di comunicazione e anche i tanti volontari. E poi il nostro Comune di Ruvo di Puglia, titolare del Talos;  tutto l'Ufficio cultura; l'ufficio tecnico, la Polizia locale e la Ragioneria. E poi ancora, indispensabili e preziosi, la Protezione Civile, la Pro Loco di Ruvo di Puglia e la rete di ospitalità turistica cittadina. Un concerto suona bene se ognuno fa la sua parte. C'è tanto lavoro sempre».

 

lunedì 19 Luglio 2021

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