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​Xylella a Canosa, le reazioni: «Ricostruire subito la filiera del contagio»

La Redazione
​Le parole di Coldiretti e di Gennaro Sicolo, presidente di "Oliveti Terra di Bari" che racchiude le cooperative olivicole di Bitonto, Terlizzi, Molfetta, Ruvo, Corato, Minervino, Alberobello​
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Non si è placato il clamore per la scoperta di un focolaio di Xylella con relativa zona tampone nella provincia BAT, in agro di Canosa di Puglia. Il focolaio in questione, lo ricordiamo, è costituito da 8 campioni pool (campioni multipli) di piante di Dodonaea viscosa “purpurea” distribuite in due siti, raccolti in un “centro produttivo”, distanti tra loro circa 500 metri e anch’esse infette da Xylella della sottospecie Pauca.

«Da dove vengono le piante infette di Canosa? Da quanto tempo sono presenti lì? È possibile che altre piante simili, magari apparentemente asintomatiche, siano in giro per l’Italia e per la Puglia, con il rischio concreto di diffondere la xylella e distruggere il patrimonio olivicolo italiano?» si chiede oggi Gennaro Sicolo, presidente di Oliveti Terra di Bari, associazione che racchiude le cooperative olivicole di Bitonto, Terlizzi, Molfetta, Ruvo, Corato, Minervino, Alberobello.

«Queste sono le domande a cui bisogna dare risposte rapide per non rivivere la storia drammatica di Gallipoli, con la distruzione del Salento partita proprio da piante ornamentali infette in un vivaio – spiega Sicolo -. Le istituzioni dispongano interventi drastici, ma purtroppo necessari, sulla struttura, per ricostruire la filiera del contagio, e allo stesso tempo rafforzino i controlli per evitare che piante, uomini e mezzi possano trasmettere il batterio non solo in Puglia, ma in tutta Italia, con i loro spostamenti. Per cercare di arginare l’avanzata del batterio e provare a salvare il più grande patrimonio olivicolo mondiale rappresentato dalle province di Bari e Bat servono decisioni forti, responsabilità e serietà, sia da parte delle istituzioni, che devono moltiplicare i monitoraggi, sia da parte di agricoltori e vivaisti», conclude Sicolo.

«Il caso di infezione da Xylella fastidiosa in agro di Canosa di Puglia, accertata su piante di Dodonaea viscosa “purpurea” in un “centro produttivo”, con relativa zona tampone nella BAT, mette nuovamente sotto accusa il sistema di controllo dell’Unione Europea con frontiere colabrodo che hanno lasciato passare materiale vegetale infetto e parassiti vari» denuncia invece Coldiretti Puglia rispetto ad una politica europea troppo permissiva che consente l’ingresso di prodotti agroalimentari e florovivaistici nell’Ue senza che siano applicate le cautele e le quarantene che devono invece superare i prodotti nazionali quando vengono esportati con estenuanti negoziati e dossier che durano anni e che affrontano un prodotto alla volta.

L’infezione sulla Dodonaea viscosa è stata immediatamente accertata e circoscritta, con l’attivazione immediata di uno stringente cordone sanitario, grazie al senso di responsabilità del ‘centro produttivo’ che ha un programma di analisi interne a calendario e il 14 ottobre scorso – spiega Coldiretti Puglia – ha disposto il campionamento e le relative analisi sul lotto delle piante ‘specie ospite’, riuscendo ad intervenire tempestivamente, attivando tutte le misure prescritte dal regolamento comunitario in caso di ritrovamento di fitopatie.

«Per effetto dei cambiamenti climatici e della globalizzazione si moltiplica l’arrivo di virus e insetti che provocano stragi nelle coltivazioni e per questo serve un cambio di passo nelle misure di prevenzione e di intervento sia a livello comunitario che nazionale anche con l’avvio di una apposita task force”, afferma il presidente di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia.

La Dodonaea è un genere di circa 70 specie di piante da fiore – dice Coldiretti Puglia – spesso note come cespugli di luppolo, nella famiglia dei mirtilli, Sapindaceae. Ha una distribuzione cosmopolita nelle regioni tropicali, subtropicali e temperate calde dell’Africa, delle Americhe, dell’Asia meridionale e dell’Australasia. L’arrivo di fitopatologie, parassiti e virus provenienti da altri continenti è favorito dall’intensificarsi degli scambi commerciali, attraverso i quali arrivano in Puglia, dove trovano un habitat favorevole a causa dei cambiamenti climatici, aggiunge Coldiretti Puglia.

«Siamo fiduciosi che si tratti di un caso isolato che è stato immediatamente circoscritto, con il campionamento e le analisi in tutta l’area buffer e la distruzione delle piante del lotto individuato», aggiunge il presidente Muraglia. «Uno scenario ‘senza difesa’, soprattutto nell’attuale contesto pugliese dove è determinante l’attività di contenimento della malattia, è inimmaginabile. Lotta al vettore anche finanziata, monitoraggi e campionamenti sono attività cruciali – incalza il presidente Muraglia – considerato che non esiste ancora una cura per la batteriosi, per l’individuazione dei focolai nei primissimi stadi della infezione su piante sensibili e la successiva rimozione secondo legge, così come il controllo della presenza di potenziali vettori contaminati, restano l’unica soluzione per ridurre la velocità di avanzamento della infezione. L’efficacia e sistematicità è garanzia per le aree indenni della Puglia e delle regioni limitrofe e non va messo in alcun modo in discussione, anzi il sistema dei monitoraggi e campionamenti va potenziato, perché la lotta all’insetto vettore è stata trascurata e monitoraggi e campionamenti degli ulivi ancora oggi si basano principalmente su analisi visiva di piante troppo spesso asintomatiche», conclude il presidente Muraglia.

La vastità del problema, la rilevanza economica della coltura per l’intero territorio regionale e le prescrizioni della normativa fitosanitaria comunitaria e nazionale in caso di ritrovamento di patogeni da quarantena – aggiunge Coldiretti Puglia – impongono scelte e provvedimenti urgenti, anche in considerazione della diffusione della malattia che, dopo aver causato il disseccamento degli ulivi leccesi ha intaccato il patrimonio olivicolo di Brindisi e Taranto, arrivando sino alla provincia di Bari, con effetti disastrosi sull’ambiente, sull’economia e sull’occupazione.

La Xylella è certamente la peggior fitopatia che l’Italia potesse conoscere – conclude Coldiretti Puglia – che ha già colpito il 40% della regione, con un danno al patrimonio olivetato che ha superato 1,6 miliardi di euro.

sabato 19 Dicembre 2020

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