Cultura

Andreas Pehl: «Importante far conoscere la banda nel mondo»

Veronique Fracchiolla
Veronique Fracchiolla
​Tappa ruvese per un gruppo di 20 tedeschi, amanti della musica, in viaggio in Puglia e Basilicata. Accompagnati da Pino e Livio Minafra e Margherita Porfido, hanno conosciuto le ricchezze della città​
scrivi un commento 489

Non
poteva mancare Ruvo di Puglia tra i luoghi d’arte, di storia e musica nel
viaggio in Puglia e Basilicata che Radio Bayern 2, emittente radiofonica
bavarese, ha organizzato per una ventina di suoi ascoltatori.

A guidarli
i giornalisti Andreas Pehl e Peter Amann</strong>; ad accompagnarli alla scoperta della "Città d'arte" il trombettista Pino
Minafra
che, un anno fa, è stato intervistato per l’emittente tedesca dallo
stesso Pehl sulla registrazione in
notturna, di tre giorni, realizzata a Castel del Monte nel 2000 insieme a
Michel Godard, Gianluigi Trovesi, Renaud Garcia-Fons; Lucilla Galeazzi, Pierre
Favre; Linda Bsiri, Jean-Louis Matinier. «Nel
pomeriggio visiteremo il Castello. Quando ho intervistato Pino volevo sapere cosa
rappresentasse questo monumento: sono stati scritti tanti libri, sono state
avanzate tante teorie sulla sua destinazione, ma io volevo scoprire le sue
architetture attraverso la musica. Una volta lì, dopo una breve spiegazione, lascerò
che i miei compagni di viaggio si addentrino nella sua struttura, nei suoi
misteri». Chi parla è Andreas Pehl, che è anche controtenore e partecipa a
prestigiosi festival internazionali di musica classica, tra cui il Bach
Festival a Lipsia.

Il mio
incontro con il gruppo avviene in piazza
Matteotti, dopo una visita al museo Jatta – «un posto che mi affascina e mi
emoziona per la sua singolarità, per il criterio con cui sono disposti i
reperti, per lo stesso luogo che li custodisce», confida Pehl – e alla
Cattedrale.

Ci sono
anche Margherita Porfido e Livio Minafra. Intanto, Pino narra, mentre Pehl fa
da interprete, la propria storia
musicale, la nascita del Talos Festival, fondato da lui nel 1993, un festival
di musica jazz che porta il nome del gigante morente raffigurato sul cratere
conservato nel museo Jatta, divenuto simbolo della città e del legame che il
nostro territorio ha avuto con la Grecia, con la sua arte, la sua filosofia. Gli
fa eco Margherita, direttrice del Festival “Wanda Landowska”, giunto
all’ottava edizione, attraverso cui si è diffusa la conoscenza della musica per
clavicembalo. Ruvo di Puglia è una città che ama la musica, come è testimoniato
dalla presenza di cori – proprio oggi partirà il “Ruvo Coro
Festival”
-, di bande, gruppi musicali, anche di musica folk. Margherita
ricorda che esisteva, sin dal 1870, una Scuola Comunale di Musica a cui tutti,
anche i meno abbienti, potevano accedere.

«È meraviglioso – confidaPehl – come la
musica possa coinvolgere una comunità. Ed è ammirevole il lavoro che Pino,
Livio e Margherita stanno facendo. Portare avanti una città con la musica, con
tre festival (il Talos Festival, il Wanda Landowska e il Ruvo Coro Festival
affidato alla direzione artistica del maestro Angelo Anselmi, ndr) è un’impresa
molto bella perché il nome di una piccola città del Sud Italia è conosciuto nel
mondo. Secondo me, è un modello da importare in Germania».

Il
giorno dopo, con la famiglia Minafra, accompagnerà i suoi “amici della
musica” a Venosa, paese natale di Orazio, dove nell’hotel dedicato al
poeta latino terrà, in duo con Margherita al clavicembalo, un concerto dedicato
al principe Carlo Gesualdo da Venosa e alla musica antica del sud Italia (la
stessa Porfido ha inciso, nel 2007, un cd dedicato). Interverrà Pino che
rivoluzionerà tutto con il didjeridoo, un particolare strumento a fiato. «La
musica di Gesualdo è stata innovativa per la sua epoca: folle e sofisticata. Un
rivoluzionario», commenta il controtenore.

Gli
chiedo cosa lo affascina della musica del Sud Italia.

«La banda.
Sono innamorato della vostra musica da banda. In Germania, le bande eseguono,
in divisa, marce e musiche più militari. Invece la vostra banda è dolce e ha
avuto il pregio di portare la musica da teatro, l’opera dei grandi nelle
piazze, per farle conoscere ai più poveri: tutto sotto una cassa armonica. In
Germania non c’è questa cultura. Io credo che diffondere la grande musica, in
questo modo, sia bello e unisca tutti».

A questo
punto interviene Pino.

«La
banda è nata dalla voglia di reagire dei più umili, dei più poveri allo status
quo
, al potere. La banda è preziosa e per la sua peculiarità, perché ci
identifica, e perché garantisce lavoro: i giovani formatisi al Conservatorio
confluiscono nelle scuole di musica – da incentivare – e nelle scuole di banda».

«Io –
prosegue – un po’ come Fantozzi, ho intrapreso una battaglia impossibile contro
la burocrazia e l’indifferenza, ma alla fine trovo la forza di reagire e
proteggere quello in cui credo, andando anche controcorrente. Sono infuriato
per il fatto che la Regione Puglia dia eccessiva attenzione ad altri eventi che
rischiano di trasformarsi in puro marketing e non presti sufficiente attenzione
alla banda, che identifica il nostro Sud. Per questo io ho deciso di rimanere
qui, a lottare per la mia terra e per la sua cultura: e dire che da qui, da questa piazza, partivano
pullman di persone dirette alla volta della Germania, della Francia, della Svizzera
per cercare un lavoro. Giustissimo e comprensibile, ma questo, purtroppo, ha
indotto sovente le persone a dimenticare le proprie radici. Per fortuna si sta
assistendo a una rivalutazione della lingua, del dialetto, dell’antica cucina,
del teatro locale: si sta tornando a dare la giusta rilevanza alla nostra
identità».

Intanto,
Minafra saluta con speranza il primo passo verso il riconoscimento
istituzionale della banda quale patrimonio identitario del Sud: la consegna ad
Aldo Patruno, direttore del Dipartimento turismo, economia della cultura e valorizzazione
del territorio della Regione Puglia della bozza di un protocollo d’intesa
firmato da amministrazioni locali, conservatori musicali e festival attenti
alla conservazione e innovazione del fenomeno.

Pehl
ritiene che si debba far conoscere ai turisti la tradizione bandistica del Sud
Italia, proprio perché è un suo tratto identitario: «Con questa musica, magari,
puoi capire tutto di un popolo». E ama ricordare come i suoi compagni di
viaggio, dopo essere stati al Petruzzelli per “Il barbiere di Siviglia”
per la regia di Luigi Pizzi, siano stati conquistati dall’aria “Largo al
factotum” firmato da Pino Minafra e dalla sua banda.

«È stato meraviglioso ascoltare strumenti
che hanno lo stesso timbro, la stessa impurità, lo stesso vibrato di un
cantante d’opera», esclama Pehl.

La
conversazione prosegue sull’arte, la storia della città e sulla sua gastronomia, di cui i viaggiatori avranno un saggio
in un ristorante che esalta i sapori della Murgia.

Ci
incamminiamo lungo via De Gasperi, la via Traiana, e ci fermiamo all’inizio
della via in cui è nato Pino. Una via del cuore, il ritorno alle origini, alla
propria storia che, insieme ad altre, passate e future, compone quella della
città.

lunedì 30 Settembre 2019

Notifiche
Notifica di
guest
0 Commenti
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti

Le più commentate della settimana