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L’appello dei sindacati: «Non lasciamo che venga approvato il regionalismo scolastico»

Mariagrazia Lamonaca
La denuncia: «Un passo indietro per l'unità nazionale»
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Una vera e propria emergenza, di cui i media non parlano, o parlano pochissimo. Si tratta del regionalismo differenziato nella scuola, che se approvato con l’apposito decreto legge proposto dall’attuale governo, metterebbe in atto una vera e propria “secessione” delle regioni del nord da quelle meridionali nel campo dell’istruzione.

Per ribadire a gran voce la pericolosità di questo decreto, che di fatto darebbe potere alle regioni di gestire come meglio credono il sistema scolastico, l’associazione AgavvGiovani avvocati Giuseppe Napoli” ha organizzato l’incontro “Regionalismo differenziato, quali gli effetti sul sistema d’istruzione nazionale?“, tenutosi venerdì presso l’Istituto Volta De Gemmis di Bitonto.

All’incontro, moderato dall’avvocato Romina Centrone dell’Agavv, hanno partecipato molti sindacalisti, che più di tutti sentono la necessità di diffondere la consapevolezza su questo problema che, spesso, è ignorato dagli stessi lavoratori del settore. Dopo i saluti del dirigente scolastico del Volta-De Gemmis, la professoressa Giovanna Palmulli, è toccato al professor Giovanni Procacci, consigliere del presidente della Regione Puglia, aprire il tavolo convegnistico.

«Tutti parlano di questo tema – ha ribadito Procacci – ma pochi lo conoscono. Nel 2001 si è pensato di cambiare la Costituzione, in particolare l’articolo 116, dando la possibilità alle regioni di avere competenze proprie dello Stato, compresa l’istruzione. Le tre regioni che hanno avviato il processo di regionalismo scolastico sono la Lombardia, l’Emilia Romagna e il Veneto, il cosiddetto ricco nord. Eppure la scuola è stata fondamentale per l’unità nazionale. Quindi è importante coinvolgere i parlamentari del nostro territorio, affinché questa riforma non passi in Parlamento» ha concluso.

Alla conferenza erano presenti molti docenti, tra cui quelli della scuola primaria G. Caiati“, rappresentati da Carmela Acquafredda (Dsga scuola Caiati), ma anche molti studenti. Tra i sindacalisti presenti anche Carlo Callea (sindacalista Cisl scuola).

«Questo argomento è usato da alcuni politici per rimarcare la divisione tra Nord e Sud. Non dimentichiamo che il nostro ministro dell’interno fa parte di un partito che nelle regioni settentrionali si chiama ancora Lega Nord», ha rimarcato Claudio Menga, segretario regionale Cgil Scuola.

«In Regione – ha sottolineato Giovanni Verga, segretario regionale Uil Scuola – abbiamo visto un consiglio spaccato su questo argomento. I problemi in Puglia sono tanti: dispersione scolastica (17%), mancanza di insegnanti di sostegno, cattedre mancanti. E invece il governo nazionale pensa alla differenziazione regionale della scuola. Il rischio sarebbe quello di avere diseguaglianza in una nazione dove la Costituzione dovrebbe invece garantire unità. E quindi ci saranno alunni di serie A e di serie B. Ogni anno in Puglia si perdono migliaia di alunni, anche perché molti di loro vanno al Nord a completare gli studi, portando lì interessi economici. Questo si dovrebbe far capire al ministro Salvini» ha concluso Verga.

Al convegno ha partecipato anche Vito Masciale, segretario provinciale Snals Scuola: «Ci aspettavamo molta più partecipazione a questo convegno, in una città come Bitonto, dove ci sono tante scuole, alunni e docenti. La scuola italiana ha tantissimi lavoratori ma i nostri governanti trascurano le problematiche di questo mondo e ci prendono in giro. Ma più che le parole di Salvini, mi ha offeso il silenzio di due meridionali come Conte e Salvatore Giuliano, il sottosegretario alla pubblica istruzione».

«Nell’anno 18/19 – ha continuato Masciale – Bitonto ha perso 21 docenti e questo è il problema: pochi docenti e molti alunni al sud, viceversa al nord. Ecco perché non possiamo pensare ad una divisione scolastica nazionale. Dobbiamo far sentire la nostra voce ed essere uniti a dire no all’approvazione di questo decreto, firmando la petizione».

L’ultimo sindacalista a prendere la parola è stato Vito Carlo Castellana, segretario provinciale Gilda: «Ci troviamo di fronte ad un’emergenza – ha denunciato -. Ci stanno distraendo da questo che è davvero un grande problema. Se ne parla poco perché fa comodo alla politica. Ma ovviamente non fa affatto comodo a noi cittadini. L’autonomia sulla scuola infatti permetterà una autonomia regionale che non farà che giovare alla politica locale, e sarà sconveniente per la gente comune. Dunque verrebbe meno il principio di costituzionalità secondo cui la scuola dovrebbe dare pari diritti a tutti. Questo in parte già succede, ad esempio con il pendolarismo degli studenti che vanno a studiare in scuole private fuori dal proprio territorio. Con questo non voglio dire che sono contro la scuola privata, ma bisogna ammettere che quelle private devono rispondere ad un padrone, mentre quella pubblica no».

La conferenza si è conclusa con i saluti finali di Enzo Fiorentino, segretario nazionale dirigenti scolastici UIL. L’invito, dunque, è quello di firmare la petizione contro il regionalismo differenziato a scuola, promossa da Flc-Cgil, CISL Scuola, UIL Scuola, RUA, Gilda Unams, SNALS Confsal, COBAS, Unicobas Scuola e Università, oltre che da numerose associazioni di categoria.

A questo link è possibile visionare e firmare la petizione.

domenica 12 Maggio 2019

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