Spalla

La Puglia nello Zanichelli? Lanciamo le proposte: canaruto, zagno e priscio

Donato De Ceglie
Una rubrica a parte meriterebbero i termini che vantano decine di "varianti" in base alla città, come le lumache
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“Il mio ambiente è molto cheap? Ma come parla! Le parole sono importanti!

Ricorderete forse questa battuta, uno dei momenti più famosi di “Palombella rossa”, film di Nanni Moretti. Le parole sono importanti, sono mattoncini sui quali viene costruita la Storia di un Paese. Quando in un Paese nasce un’esigenza, le si dà un nome. Se in una società i costumi si evolvono, se il dibattito politico include nuovi termini, se i giornali importano tendenze estere, è importante rispondere all’emergenza della parola.

Il Corriere della Sera ha elencato recentemente le nuove voci entrate nello Zingarelli negli ultimi 24 anni: Mafiosità, Stragismo, Zapping, Skinhead, Karaoke, Airbag, Realtà virtuale, Grunge, immunoregolatore, inciucio, mucca pazza, home page, roaming, Rifondatore, Lesbo, Outing, Trash, Siliconato, Vegano, Euroscettico, Fantacalcio, Flippare, Calendarizzare, Refertare, Superenalotto, Viagra, Rottamazione, Unione di fatto, DVD, Bullismo, Commercio equo e solidale, Prozac, Tolleranza zero, Piazza affari, Gup, Coming out, Internet café, Mobbing, Mailbox, Call center, New economy e decine di altre ancora.

Parole che in alcuni casi sono state estrapolate da un contesto e “italianizzate”, altre volte create ad hoc. Abbiamo scelto una decina di parole “pugliesi” che di diritto potrebbero entrare nello Zingarelli per esser riuscite a sopravvivere a tutte le evoluzioni della nostra società e correntemente utilizzate oggi, soprattutto sui canali social.

Papagno – Utilizzato soprattutto per indicare il “colpo di sonno” (solitamente postprandiale), ha probabilmente origini campane dove con questo nome viene chiamato il papavero. Grazie al quantitativo di oppio contenuto in questo fiore, venivano realizzate tisane che conciliavano il sonno. Nell’avellinese ‘o papagno è anche un ceffone capace di stordirti, proprio la stessa sensazione che si avverte dopo pranzo.

Zeffuno/Zifunno – Un altro vocabolo preso in prestito dal campano: indica una gran quantità, solitamente usato nei giorni di pioggia, “Chiove a zeffune”. Sergio Bruni, cantautore e chitarrista simbolo del Novecento napoletano, cantava “Chiove a zeffunno”. L’etimologia della parola trova origine nel verbo latino subfundere: riempire in maniera disordinata con grandi quantità.

Gaddoso – Prima di poter entrare in uno Zanichelli su questo termine bisognerebbe stabilire degli incontri di disambiguazione per non incorrere nel rischio di usarlo in maniera errata. Per alcuni infatti ha il significato di “sostanzioso”, per altri indica una particolare consistenza se si parla di cibo, indica invece un modo di porsi orgoglioso, impettito se si parla di una persona.

Priscio – Entusiasmo che spesso si consuma in breve tempo. Una sorta di “Frùscio di scopa nova”. Quando si spazza con una scopa nuova, questa produce un fruscìo che però l’uso continuo, col tempo, farà scomparire. Alla stessa maniera qualcosa o qualcuno che si propone o si presenta come una novità può nascondere una falsa freschezza e può simulare un finto cambiamento, legati esclusivamente al momento. Avere il priscio, sta per avere voglia di fare, essere pieni di gioia nel realizzare qualcosa

Canaruto – Lo è un bambino che ama la cioccolata. O qualsiasi altro dolce. Nel foggiano la gola viene chiamata nel linguaggio dialettale, “canarile”, da qui crediamo derivi l’aggettivo “canaruto“. Un termine che “resiste” anche alla distanza: nel tarantino la golosità viene chiamata “cannaturia”.

Zagno – Lo si dice di una persona con poca classe e volgare negli atteggiamenti o nel comune viver civile. In Emilia “zagno” viene utilizzato per il freddo.

A queste sei parole se ne potrebbero aggiungere decine e vi invitiamo a condividerle con noi. Così come potremmo aprire una rubrica apposita sulla “differenza” dal nord a sud della Puglia di utilizzo di alcuni termini. Prendiamo ad esempio le lumache: da “chezzecumene” a “cazzavone” passando per “cimarechiedde”, nell’arco di 40-50 km ci sono almeno sei termini per indicare in dialetto questi gastropodi terrestri.

lunedì 27 Novembre 2017

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