Esclusivo

Reginald Green: «Contentissimo che una strada venga intitolata a Nicholas»

Elena Albanese
Parla il papà del bimbo americano, ucciso per sbaglio nel 1994, il cui rene ha salvato la vita a una ragazza ruvese. «C'è un legame unico fra tutti noi»
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«Siamo contentissimi di sapere che una strada sarà intitolata a Nicholas». Così ci scrive dalla California mister Reginald Green, il papà del bimbo americano di soli 7 anni che fu assassinato per sbaglio da alcuni rapinatori nel 1994 mentre, in vacanza con la famiglia, percorreva in auto la Salerno-Reggio Calabria nei pressi di Vibo Valentia, viaggiando verso la Sicilia. La storia suscitò molto clamore perchè, a dispetto della violenza assurda di cui erano stati vittima, i genitori decisero di donare gli organi del figlio, grazie ai quali furono salvati sette italiani.

Tra di loro anche una giovane ruvese, che fu destinataria di un rene. «Maggie (sua moglie, ndr), Io ed Eleanor, nostra figlia, che aveva quattro anni quando Nicholas fu ucciso, l'abbiamo incontrata in due o tre occasioni nell'anno dell'omicidio o poco dopo. Era un'adolescente quando ci siamo visti l'ultima volta; ora credo sia prossima alla mezza età! Sarei stato lieto di incontrare lei e la sua famiglia quando sono stato successivamente in Italia, ma ho capito che preferivano di no. In ogni caso – continua dimostrando una forza e una bontà straordinarie – c'è un legame unico fra tutti noi». E chiede a noi, qualora ne fossimo a conoscenza, di fargli sapere «come sta, se è in grado di fare tutto ciò che fanno i suoi coetanei, se ha un lavoro… Ciò che puoi, dimmelo», scrive.

Gli dico che l'Amministrazione comunale ha deciso di dedicare una via del nostro paese a suo figlio. E ancora la serenità e la determinazione di quest'uomo, a cui è stato strappato quanto di più caro si possa avere nella vita, commuovono. «Questo non solo commemora il regalo di un ragazzo gentile e generoso, che ha aiutato a triplicare le donazioni di organi in Italia, un tasso di incremento a cui nessun altro Paese si è mai avvicinato; ma ricorda a ognuno di noi che un semplice "yes" alla donazione salva mediamente tre o quattro vite, talvolta di bambini.

Questo è fondamentale, poichè le persone che vengono chiamate all'improvviso in ospedale e a cui viene detto che un membro della loro famiglia sta morendo a causa di qualcosa di completamente inaspettato, come un incidente stradale o un atto violento, come nel nostro caso, non possono rimandare la decisione al giorno dopo. La richiesta di fare qualcosa di così importante a cui non aveva mai pensato seriamente prima di allora, lì e in quel momento, per molta gente è troppo. Allora le persone dicono "no" e realizzano solo dopo che hanno rinunciato probabilmente alla migliore opportunità che avevano nella loro vita di rendere il mondo un posto migliore». Quindi, secondo mister Green, e se lo dice lui tendiamo a crederci, anche «la strada aiuterà a far passare questa idea nelle menti, in modo che, se si debba prendere una decisione, si possa essere meglio preparati».

Dal momento della tragedia, pur nell'indescrivibile dolore, Reginald si è sentito supportato e sollevato dalla vicinanza e dalla solidarietà degli italiani, che all'epoca ringraziò con una lettera aperta. La stessa immutata gratitudine rinnova oggi, dopo oltre due decenni, al suo rientro dall'ultimo viaggio nel nostro Paese. «Voglio sottolineare un evento senza precedenti: il prosieguo di quella emozione dopo tutti questi anni», scrive sul sito della fondazione da lui creata.

«Ci sono più di 100 posti – scuole, piazze, aree giochi – dalle Alpi alla Sicilia che portano il nome di Nicholas», conclude mister Green nella sua lettera a RuvoLive.it. «Tutto ciò è molto confortante per noi, perchè ci dimostra che milioni di italiani lo portano ancora nel loro cuore».

giovedì 30 Marzo 2017

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