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Da Ruvo alla Piaggio: Vincenzo Scardigno e la sua vita nella meccanica

Francesca Elicio
Dopo una laurea in ingegneria e ben otto traslochi, oggi ricopre il ruolo di vicepresidente esecutivo dei veicoli commerciali del gruppo. «Si nasce in un posto ma si è cittadini del mondo»
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Da Ruvo di Puglia a Pisa, passando per otto traslochi e residenza in cinque città diverse. Senza dimenticare una laurea in ingegneria meccanica, molte proposte e opportunità di lavoro.

Stiamo parlando di Vincenzo Scardigno, vicepresidente esecutivo dei veicoli commerciali del gruppo Piaggio, nonché responsabile business nel mondo.

Una carriera sempre in continua ascesa, che è iniziata nella seconda metà degli anni '80; anni in cui la meccanica in Italia non attraversava un periodo roseo. Ma questo non ha bloccato Vincenzo, che ha avuto la fortuna di poter scegliere tra diverse offerte. «Non nascondo il tentativo di rimanere nella terra natìa», ci racconta, «ma le possibilità non erano tante e men che meno interessanti per quelli che erano i sogni e le ambizioni del momento, eccomi quindi accettare la proposta del Gruppo Fiat, dove sono rimasto per più di 20 anni».

Una scelta che lo ha fatto crescere molto professionalmente, occupando posti di responsabilità sempre maggiori. Ma non contento di quello che gli stava accadendo, ha deciso di osare e trasferirsi nuovamente, lavorando nel gruppo industriale di Pontedera e ritornando così in Toscana, dove aveva già vissuto per nove anni.

Vincenzo ci ricorda i suoi desideri quando era piccino. «Da bambino volevo fare più o meno quello che tutti i bambini vogliono fare, tutto ciò che era affascinante e avventuroso o gioioso. Crescendo però sin dall’adolescenza non nascondo che ho iniziato a coltivare l’idea di un lavoro in cui fosse possibile mettere in pratica le proprie idee e non essere un semplice esecutore di decisioni altrui. Forte di questa volontà posso affermare di aver realizzato i desideri adolescenziali. Come ho fatto? Volere è potere. È assolutamente vero. Questo non significa cullarsi e crogiolarsi nel solo pensiero ma agire quotidianamente, lavorando sodo in maniera pro attiva senza arrendersi di fronte alle difficoltà ed in armonia con le persone che lavorano con te. Credere in quello che si fa, consapevoli che c’è sempre un’altra soluzione, ma non per questo bisogna cambiare idea o pentirsi, bisogna assumersi la responsabilità della scelta fatta senza per questo eccedere nel credersi infallibili. Basta riflettere e confrontarsi sempre con gli altri per fare meno errori».

Il segreto per il successo? Non sconfortarsi mai. Per Vincenzo, questo è inutile perchè fortunatamente per tutto c'è sempre una soluzione.

Ma col tempo, anche la mancanza del proprio paese è qualcosa che non si sente più. «Credo che sia comune a un buon numero di emigrati, nei primi anni, il desiderio di tornare. Ma poi, col trascorrere del tempo, il cordone ombelicale si rompe definitivamente e questo desiderio si affievolisce; tutte le volte che ritorni ti accorgi che il tuo paese continua a cambiare, incroci volti che non conosci e ti accorgi che iniziano a mancarti i riferimenti. Inoltre, in questi anni, grazie al lavoro che faccio ho la possibilità di girare il mondo, di confrontarmi con persone e culture diverse, di apprezzare e riconoscere che in tutti i posti del mondo ci sono delle cose belle e interessanti e che forse è troppo limitativo rimanere per tutta la vita nel solito posto. Sì certo, si può viaggiare e visitare il mondo, vivere il mondo da turista è ben altra cosa che viverlo lavorando ed abitando in città diverse. Riconosco che non è facile cambiare città, si dice che il trasloco sia la terza causa di stress psicologico dopo il lutto e la separazione, pensate a cosa vuol dire in città diverse (basta chiederlo a mia moglie), eppure ho sempre cercato di prendere questo come un’opportunità di crescita e arricchimento personale».

Non manca un messaggio diretto a tutti i ragazzi. «Si nasce in un posto ma si è cittadini del mondo; è come con i propri genitori, da bambini non immagineremmo mai di stargli lontano ma poi crescendo non vedi l’ora di andar via ed essere indipendente. Certo all’inizio si ha un po’ paura, non è come andare in vacanza sapendo che si torna dopo qualche giorno, si va per rimanerci, ti mancano i riferimenti. E allora devi ricorrere alla curiosità; sii curioso e scoprirai tante cose nuove e che c’è del bello anche nel posto dove sei arrivato. Ti sentirai un turista, eternamente in vacanza, ancora oggi dopo sei anni di residenza a Pisa, quando vado in giro per la citta mi sento un turista, un turista ruvese a Pisa».

Il paese natìo allora che fine fa? E’ là, come la tua famiglia, come i tuoi genitori pronti a riabbracciarti al tuo ritorno, anche se sono cambiati, con qualche anno in più, dopotutto anche tu sei cambiato e qualche capello bianco inizia a fare capolino.

lunedì 27 Marzo 2017

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