«Grazie Michele!». Esordisce così Pasquale Chieco salutando il presidente Emiliano, ieri sera nuovamente a Ruvo per uno degli ultimi appuntamenti di campagna elettorale prima del ballottaggio di domenica. Dopo i convenevoli di rito, però, il candidato sindaco di centrosinistra va subito all'attacco, parlando di una «destra becera che non ha progetti, non ha idee, e l'unico modo in cui pensa di riuscire a giocare questa partita è buttare giù l'avversario».
«La volontà è portarci dentro la rissa, ma noi alla rissa non ci stiamo», prosegue. Poi comunica l'intenzione di tenere per sè le deleghe ad Agricoltura e Sviluppo economico («perchè ci sono eccellenze e talenti che vanno sostenuti») e ribadisce la scelta di avere una giunta tecnica, cardine del suo programma, che rivendica rispetto ai nominativi indicati da Antonello Paparella, accusandolo di un cambio di strategia in corsa. «Io non ho bisogno di supporti per stare in piedi», dichiara Chieco, che intende affermare la sua credibilità personale, per poi prendersi la responsabilità di garante della futura amministrazione e anche della libertà di cambiarla.
Riguardo alla richiesta di un confronto, preferisce trascorrere il tempo che rimane per «stare tra la gente», per farsi conoscere dai ruvesi e far comprendere loro la sua passione.
Un progetto, il suo, lontano da apparentamenti, richiesti invece dall'avversario all'indomani della sconfitta numerica rispetto a lui nella tornata del 5 giugno. Richiesta a cui molte liste hanno risposto picche, perchè «gli altri hanno progetti, non sono vuoti come te!», tuona dal palco. A questo proposito è proprio il Governatore a rivelare alla platea che le compagini di Vito Cantatore e Mariatiziana Rutigliani «hanno deciso di sostenerti», a dimostrazione di una concezione diversa della politica. Emiliano ha speso poi parole di elogio nei confronti della statura morale di Chieco, delle sue competenze, della sua professionalità e della «capacità di tenere insieme le persone senza promettere nulla». Ha auspicato un voto improntato alla «visione del futuro e non alla logica del do ut des», chiedendo agli astanti di farsi portavoce per «aiutare il nostro sindaco a diventare sindaco».