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Florbusiness, vetrina per mettere in risalto il nostro territorio

La Redazione
<<Non si tratta, quindi, solo di parametri estetici >>, precisa il signor Antonio. <<Ma di un investimento per le future generazioni>>
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Si è conclusa venerdì la sesta edizione del Florbusiness pugliese, una delle iniziative di valorizzazione del comparto florovivaistico per meglio promuovere la produzione locale. L’azienda Florpagano di Ruvo di Puglia, diretta da Antonio, Alessandro e Gianluca, racconta di una tre giorni (ndr: l’evento si è tenuto dal 26 al 28 febbraio) molto stimolante dal punto di vista relazionale e creativo.

Florbusiness – afferma la direzione della Florpagano – <>.

La lenta ripresa economica e l’imprevedibilità dei fattori climatici restano le due principali incognite sugli investimenti futuri. Tuttavia, fare impresa oggi vuol dire anche adeguarsi alle nuove regole del mercato. Se solo mezzo secolo fa, nel 1964, Antonio Pagano doveva raccogliere come sfida quella di arricchire principalmente la produzione di specie verdi e floreali di quegl¬i anni, oggi la partita si gioca tutta sull’innovazione tecnologica e su una produzione a zero impatto ambientale.

Perché l’ambiente influisce direttamente sull’attività produttive e sul commercio. Basti pensare ai piovosi e freddi mesi che hanno bloccato le vendite durante il periodo natalizio o alle improvvise piogge delle ultime settimane che hanno paralizzato la viabilità nazionale o interrotto, e in alcuni casi distrutto, il ciclo naturale di crescita della produzione verde. Vegetali compresi.

Purtroppo l’Italia resta ancora un fanalino di coda nella corsa ai provvedimenti per contrastare l’emergenza ambientale. Gli americani restano i capofila invece: sono noti a tutti gli appelli lanciati già qualche anno fa dal Vice Presidente a stelle e strisce, Al Gore, per contrastare consumi e produzioni che “aggrediscono” la natura.

<>, precisa il signor Antonio. <>.  Lo stanno facendo con successo grandi Paesi del mondo come Stati Uniti e Canda: pensiamo ai 270 ettari di Central Park a Manhattan, un vero polmone verde che compensa con perfetto equilibrio il rapporto “cemento” isole verdi della città. “E possiamo certamente riuscirci anche noi”, confida fiduciosa la Florpagano.

I numeri non sono incoraggianti al momento, se pensiamo che in Nord-Europa si contano 50-60 m2 di verde per cittadino, al Nord Italia 20-30, mentre il nostro capoluogo, Bari, – così come altre grandi città del Sud del calibro di Napoli o Messina – ne prevede appena 5-6.
Ma questo non vuol dire arrendersi. Se vogliamo bene al nostro prossimo in cima alla lista di provvedimenti delle nostre realtà cittadine andrebbe inserito certamente il doveroso e obbligatorio adeguamento a quello che è da considerarsi il più necessario ed utile degli esperimenti per l’uomo e le sue attività! Anche Ruvo lo deve, al futuro dei suoi cittadini e ad un’educazione, quella verso l’ambiente, che merita di essere al passo con i migliori esempi nazionali ed europei .

martedì 4 Marzo 2014

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