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Ruvo, crocevia di rotte migratorie

Giuseppe Carlucci e Mariano Fracchiolla
Vanno ripristinate le aree di sosta necessarie ai "pendolari del cielo" per riposare
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Avete mai fatto un lungo viaggio in auto? Dopo qualche centinaio di chilometri sentite la necessità di fermarvi in un’area di sosta, uscite dall’auto, vi sgranchite le gambe, le braccia, la schiena, poi andate a mangiare un panino, bevete qualcosa, controllate l’auto, fate rifornimento di benzina e, se il viaggio è molto lungo, potete decidere di fermarvi a dormire in un motel per poi poter ripartire il giorno successivo ben riposati.

Per gli uccelli avviene la medesima cosa, durante le loro migrazioni che sono sempre nell’ordine di migliaia di chilometri (ad esempio le marzaiole migrano dall’Africa sud-sahariana sino ai luoghi di nidificazione in Scandinavia meridionale ed Islanda), hanno bisogno di fermarsi per riposare, rifocillarsi e poter continuare il loro viaggio.

Nel compiere questi lunghi tragitti gli uccelli seguono delle vere e proprie rotte come gli aeroplani, rotte che, a volte, per ragioni climatiche avverse risultano ardue da percorrere ma loro sono spinti da un fortissimo istinto che li porta a tornare nei luoghi dove sono nati per riprodursi.

Ma in questi viaggi gia lunghi e pieni di insidie è intervenuto l’uomo privando gli uccelli migratori della maggior parte dei luoghi di sosta, ossia di quelle aree umide indispensabili per poter rimettersi in forze prima di proseguire. Immaginate se, dopo essere partiti per un bel viaggio in auto, ed aver programmato tutte le aree di sosta, iniziaste a trovare tutto chiuso, niente benzina, niente cibo, niente acqua; il vostro viaggio diventerebbe il peggiore degli incubi. Non dissimile è la sorte che spetta ai nostri amici pennuti in mancanza di quei luoghi di sosta.

In questi giorni (Aprile – Maggio 2006), le piogge cadute abbondanti nei mesi precedenti hanno completamente allagato vasti appezzamenti di uliveti, di vigneti e di campi coltivati a grano; terreni posti a coltura, che un tempo erano paludi incolte, sono tornate a pullulare di vita.

Una incredibile varietà di uccelli migratori hanno allietato con i loro colori ed i loro voli le nostre campagne, ad ulteriore riprova che le rotte migratorie non sono cambiate nei millenni. Proprio il territorio di Ruvo è sorvolato da una delle più importanti rotte migratorie che passando attraverso la Puglia unisce l’Africa sud-sahariana al nord-Europa attraverso i Balcani.

Sono state avvistate circa una quarantina di specie, le quali sono rimaste a riposarsi alle porte della nostra cittadina per circa un mese, prima di riprendere il loro viaggio.

E’ questa una straordinaria risorsa paesaggistica e turistica del territorio sulla quale le Autorità preposte potrebbero fermarsi a riflettere.
Il Pantano di Ruvo di Puglia, bonificato in epoca fascista, appena vi sono piogge più copiose che creano pozze d’acqua, si riempie di avifauna migratoria. Si tratta di una testimonianza di quello che doveva essere l’agro alle porte di Ruvo prima degli anni ’50. Ad esempio, il 20 Marzo di quest’anno (2006), vi erano ben 42 marzaiole in una di queste pozze.

Certo, la proposta di un “riallagamento” è ovvio che sarebbe fantasiosa e improponibile. Tuttavia, il considerare il ripristino di alcune nicchie ecologiche, nei tempi e nei modi compatibili con le esigenze della società attuale e soprattutto dell’attività agricola, sarebbe un segno concreto di lungimiranza pianificatoria.

Spesso, pensando al potenziamento turistico e alla valorizzazione del Paese, si ignora che il patrimonio culturale che abbiamo nella nostra Città rinviene in gran parte dall’Agro e dalle sue risorse naturali, le quali hanno permesso una florida attività agro-zootecnica e una conseguente florida e stabile economia.

Il turismo naturalistico e culturale in molti posti d’Italia ha dimostrato di portare alle popolazioni locali benessere sia economico che sociale. Inoltre, la nostra Agricoltura necessità, oltre che di migliore infrastrutture, anche di miglioramento del Paesaggio. Quest’ultimo, accanto alla qualità del prodotto, costituisce la migliore leva per promuovere i nostri prodotti.

Tutte queste esigenze troverebbero sintesi in una più qualificata attenzione verso il nostro Agro che, per troppi anni, è rimasto in un dannoso vuoto progettuale.

venerdì 12 Maggio 2006

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