Cultura

L’opera pittorica più antica di Leonardo? Appartiene ai Fenicia

La Redazione
Al contrario di quanto si è creduto fino a ora, non è il "Paesaggio con fiume", ma una quadrella con l'immagine dell'Arcangelo Gabriele. Lo dicono il professor Solari e la grafologa Ivana Bonfantino
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La prima opera pittorica di Leonardo da Vinci non sarebbe – come si è creduto fino a ora – il “Paesaggio con fiume” del 1479, conservato nella Galleria degli Uffizi di Firenze; né il suo primo autoritratto quello che compare nella bozza dell’incompiuta “Adorazione dei Magi”, realizzata tra il 1481 e il 1482, sempre ospitato nelle sale del museo fiorentino.

A dirlo, come riportato dalla giornalista Tiziana Pikler su “Alley Oop” de “Il sole 24 ore” e da molte altre fonti d’informazione, sono il professor Ernesto Solari e la grafologa Ivana Rosa Bonfantino, per i quali entrambi i “debutti” sarebbero spazzati via dall’Arcangelo Gabriele realizzato su una quadrella, ovvero una piastrella quadrata in terracotta invetriata, della dimensione di 20×20 cm e uno spessore di 1,2 cm. La rivelazione dopo tre anni circa di studio, la consultazione di circa 6mila documenti e numerosi esperimenti scientifici.

L’oggetto sarebbe stato prodotto nell’aprile del 1471 nella fornace del nonno a Baccareto e poi dipinto dal genio fiorentino quando aveva solo 19 anni. Riporterebbe mimetizzati la sua firma autografa, che si legge, da sinistra verso destra, proprio sul volto dell’angelo, insieme all’anno di realizzazione e a ciò che è stato presentato come il primo rebus del vinciano, un intreccio di lettere e numeri sotto il nome, inclusi il 52, che indicherebbe la data di nascita dell’artista, e il 72, numero dell’Arcangelo Gabriele. «La dicitura letterale del rebus è: io mi sono raffigurato come Arcangelo Gabriele», ha spiegato Scolari. Da qui la deduzione sull’autoritratto.

Inoltre, sul bordo inferiore della quadrella si trova anche la sigla “LDV ib”, molto usata poi negli anni successivi, che indicherebbe le iniziali del maestro in modo abbreviato e, in maniera speculare, la propria località di origine: Lionardo da Vinci di Vinci.

Altri elementi che hanno consentito di rivelarne la paternità sono lo spessore del colore, il chiaroscuro, il ricciolo della capigliatura, il tratto mancino della mandibola e del collo.

Pare che Leonardo abbia tenuto con sé la quadrella fino al 1499, quando la donò alla duchessa di Amalfi Giovanna d’Aragona, che successivamente la diede, insieme ad alcuni terreni, alla nobile famiglia Fenicia, originaria di Ravello. Ricca di beni di fortuna e feconda di prole, questa stirpe s’irradiò successivamente a Napoli, Gragnano, Cerreto e, verso la fine del ‘500, anche nella nostra Ruvo. Il ramo pugliese della famiglia prosperò, mentre gli altri, compreso quello della città salernitana di origine, si estinsero. E sono proprio gli eredi Fenicia a detenere oggi il piccolo grande capolavoro.

«Il valore di quest’opera? – si è chiesto il professor Solari -. Non è stimabile. Mi auguro solo che lo Stato italiano non se la faccia sfuggire».

martedì 31 Luglio 2018

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